«Sono i Paesi che fanno il Paese: la vera ricchezza è il luogo in cui si vive» è il titolo dell’evento organizzato dal Comune di Ravenna, in collaborazione con la Pro Loco di Marina di Ravenna e la Fondazione “Angelo Vassallo” nell’ambito delle iniziative di lotta contro la mafia in partenza in città. Domani 15 ottobre, al Parco “I Ragazzi del ’99” di Marina di Ravenna, alle 9,30 è prevista l’inaugurazione della panchina dedicata ad Angelo Vassallo, “il Sindaco Pescatore” ucciso dalla mafia. A seguire, alle 10,30, l’incontro pubblico “Legalità è cultura” alla scuola media »E.Mattei» di Marina. Tra gli ospiti relatori anche il comandante della caserma dei carabinieri di Marina, il maresciallo Salvatore Pacia, che parlerà ai giovani studenti di «baby gang», organizzazioni mafiose e soprattutto «di quanto sia importante far comprendere loro il peso delle loro azioni, perché la responsabilità ha un valore e come tale va trasmessa alle nuove generazioni».
Il suo intervento si inserisce nell’ambito dell’iniziativa «Lo Stato siamo noi». Una frase sempre attuale, potente, che si ripete sempre quando si parla di mafia. Di cosa parlerà?
«L’inaugurazione di una panchina simbolo alla memoria del Sindaco Pescatore Angelo Vassallo sarà l’occasione per parlare di cultura della legalità e di rispetto delle regole di convivenza che, come società civile, come Stato, ci siamo dati, perché “i Paesi fanno il Paese”, come amava dire il Sindaco Pescatore, e le persone, tutte insieme, fanno lo Stato. D’accordo con il dirigente scolastico e la referente per l’Istituto, la professoressa Santoianni, parleremo del fenomeno delle “babygang” e di quanto sia importante far comprendere ai giovanissimi quale sia il giusto peso delle loro azioni. Accenneremo alle organizzazioni criminali Cosa Nostra, la Camorra, la ‘Ndrangheta, la Sacra Corona Unita, la Stidda e alle nuove mafie: albanese, russa, turca, nigeriana, per far comprendere quanto sia importante riflettere sul fatto che prima di diventare “criminale”, un ragazzo parte dall’essere un bullo, un sopraffattore, capetto di bande, talvolta innocue nelle intenzioni, ma che poi si evolvono facilmente in gruppi criminali”.
Oggi la mafia sotto quali forme si presenta? Quali le differenze rispetto al passato?
«Le mafie sono cambiate come è cambiata la società; tuttavia, pur trasformando i modus operandi e, certamente, l’approccio delinquenziale, sostanzialmente è rimasta una sub-cultura che fonda e regola le relazioni personali sull’esercizio sistematico della violenza e dell’intimidazione, sull’omertà, sulla segretezza, sulla trasformazione dei diritti in favori. Ed è questo che dobbiamo combattere attraverso un’azione sinergica tra le varie forze della società civile e gli apparati dello Stato».
Quali azioni mettono in campo le istituzioni per contrastare i fenomeni mafiosi?
«Le organizzazioni mafiose, vecchie e nuove, possono e devono essere sconfitte e lo Stato ha gli strumenti e le professionalità per farlo al meglio. Come in ogni cosa , tuttavia, l’unione fa la forza, per cui i risultati migliori si ottengono sempre attraverso una adeguata e combinata azione preventiva e repressiva, capace da un lato di garantire la dovuta sicurezza ai cittadini (ed è questo il compito di forze dell’ordine e magistratura), dall’altro costruire condizioni sociali, economiche e culturali che assicurino ad ognuno la certezza dei propri diritti di cittadino, che permettano di creare lavoro ed assicurino un corretto funzionamento delle istituzioni pubbliche. A questo però dobbiamo pensare tutti noi come cittadini, come Stato».
«La vera ricchezza è il luogo in cui si vive»: è d’accordo con questa affermazione?
«Sono d’accordo. È il luogo in cui ci viene più naturale prenderci cura dell’ambiente e delle problematiche sociali perché lo facciamo innanzitutto per aumentare la qualità della nostra vita: si sta meglio in un luogo più curato, dove ci si dà una mano l’un l’altro, in cui ci si conosce e si sviluppano relazioni sociali e attività a cui diamo valore».