«Giovedì mattina mi sono svegliata e la chat di famiglia era invasa da centinaia di messaggi. In Ucraina ci sono i miei genitori, le mie due sorelle e i loro figli. Sono ore di angoscia e preoccupazione. Non è facile passare le giornate con la paura di eventuali bombardamenti e il rumore degli aerei sopra la testa».
Kateryna Shmorhay vive a Ravenna con il marito e la loro bambina di sei anni. Domani 27 febbraio, insieme alla sua associazione, «Malva», sarà in piazza del Popolo dalle 14 alle 16 per manifestare contro l’invasione russa. In queste ora la donna sta tenendo un filo diretto con la sua famiglia, che vive nella zona di Ternopil, nell’Ucraina occidentale: «Mia madre si è trasferita da una delle mie sorelle, mio padre dall’altra. Nelle loro case hanno già allestito le cantine con viveri, acqua, candele e materassi in caso di bombardamenti. I miei due nipoti hanno già preparato delle valigie, se dovesse essere necessario scappare. Sembra un film di fantascienza, pensare che il mio Paese e i miei cari stiano vivendo tutto questo è da non credere. Siamo un popolo abituato al conflitto, certo. Da sempre sappiamo che la Russia ha delle mire su di noi, ma quello che sta accadendo è violento, brutale, veloce. Davvero, non ce lo aspettavamo».
Nelle campagne a poco più di una decina di chilometri da casa dei suoi, nei giorni scorsi è stato raso al suolo un aeroporto e sono stati distrutti i magazzini con le provvigioni per l’esercito: «Il terrore è che, da un momento all’altro, possa saltare in aria qualche altro edificio, come la distilleria che dista poco dall’abitazione dei miei genitori. La sera, l’ordine del Governo è di spegnere le luci, in modo da scongiurare il rischio di bombardamenti notturni. I miei familiari vanno a letto vestiti».
Intanto, Kateryna ha saputo che nei villaggi si stanno costituendo dei gruppi di auto-difesa: «Molti uomini sono già stati chiamati dall’esercito, gli altri si sono organizzati per combattere in caso di un’escalation. Nel giro di due giorni, l’inverosimile. Una vicina di casa dei miei ha partorito martedì, l’hanno rimandata a casa in fretta e furia, dopo un cesareo, perché stanno liberando gli ospedali in caso arrivino feriti di guerra. Anche una delle mie sorelle è incinta, dall’Italia pensare a tutto questo è dolorosissimo. Credo anche che sia una vergogna che il mondo, in questi anni, abbia dimenticato l’Ucraina nonostante i governi e la comunità dei miei connazionali nel mondo abbiamo sempre cercato di sollevare l’attenzione sui pericoli che stavamo correndo. Sento dire da molti che scoppierebbe la terza guerra mondiale, se altri Paesi intervenissero. Un modo per lavarsene ancora una volta le mani».