Non passa inosservato il differente trattamento giuridico che stanno ricevendo i profughi di guerra di altra nazionalità regolarmente soggiornanti in Ucraina rispetto a quelli ucraini. Il Governo solo ai secondi sta riconoscendo la protezione temporanea, costringendo i primi a presentare la domanda di protezione internazionale.
Si tratta per lo più di lavoratori o studenti che erano legalmente presenti in Ucraina da prima del 24 febbraio, con regolare permesso di soggiorno rilasciato dall’autorità ucraine. Perché costringerli a presentare la richiesta di asilo, con conseguente ingolfamento delle Commissioni Territoriali e in contrasto con qualunque principio di economia dei procedimenti amministrativi? Quando saranno trattate queste domande e per quanto tempo saranno trattenuti i loro passaporti? Ma soprattutto cosa vogliamo valutare? Non credo la domanda di asilo, dal momento che non ne hanno mai presentato una in Ucraina.
Forse la possibilità di rimpatriarli nello Stato di origine, dal quale sono partiti tempo addietro per un progetto migratorio in Ucraina. Non bastavano le bombe, ora anche il rischio di essere rimpatriati nel Paese che avevano lasciato per costruirsi un futuro migliore. Altro epilogo possibile, potremmo dire «all’italiana», è invece che tutto si risolva con il rilascio ai più della protezione speciale, da dicembre 2021 al costo irrisorio di € 96. Una farsa nella tragedia.
Ancora una volta emerge una disparità di trattamento tra migranti, come se queste persone non fossero anch’esse vittime della guerra, civili scampati a bombe, cecchini e combattimenti militari. Eppure la Decisione del Consiglio d’Europea consentirebbe agli Stati membri di estendere la protezione temporanea anche a questi cittadini. Ci auguriamo che il Governo utilizzi questa opportunità.