«Persone che si mettono a disposizione per dedicare attenzione, tempo, impegno e pensieri a dei ragazzi che, poco prima, erano perfetti sconosciuti, andrebbero quanto meno valorizzate e sostenute. Speriamo che, nei prossimi mesi, qualcosa possa davvero cambiare in meglio».
Paola Scafidi è la presidentessa dell’associazione ferrarese Tutori nel Tempo, una realtà nata nel 2016 dopo uno dei primi corsi organizzati, in Emilia-Romagna, per formare i tutori volontari dei minori. Solo l’anno dopo sarebbe stata varata la famosa Legge Zampa (la 47 del 7 aprile 2017) che avrebbe introdotto per la prima volta in Italia i tutori legali volontari per i minori stranieri non accompagnati, persone nominate dal Tribunale per i minorenni allo scopo di affiancare i ragazzi e le ragazze straniere che, prima del 18 anno di età, entrano sul territorio nazionali senza adulti per loro responsabili.
Paola Scafidi è entrata nell’associazione nel 2018, quando si è iscritta al secondo corso organizzato a Ferrara, un anno prima di ricevere la sua prima nomina, quella di tutrice di un ragazzo che oggi è maggiorenne ma che è ormai parte della sua famiglia: «Per me è stata un’esperienza umanamente incredibile, molto arricchente, e che mi ha insegnato moltissimo. Non nego la fatica di certi momenti, l’impegno che ha richiesto e i passaggi difficili che, con L., abbiamo dovuto attraversare. Ricordo anche la paura di sbagliare, di dire una parola di troppo a un ragazzo estremamente riservato ma che, alla fine, mi ha onorata della sua fiducia. Oggi sono ancora il suo punto di riferimento ed è bello che questo legame continui ben oltre la scadenza della nomina».
Sulla sua pelle e su quella dei tutori di cui conosce le storie, Paola ha potuto vivere anche tutte le falle di un sistema che non è ancora rodato come dovrebbe, a partire da due grandi vuoti: «Uno è quello della formazione. Dal 2018, in Emilia-Romagna, non si sono quasi più tenuti corsi. Non è partito nemmeno il corso online che era stato annunciato, e che prevedeva dei moduli finali territoriali in presenza. L’altro stop è quello delle nomine: da almeno due anni non ce ne sono, io ne ho ricevuta una quindici giorni fa ma si tratta davvero di un’eccezione. Il punto è che le persone, quando non si sentono seguite, si allontanano. E prevediamo quindi che quando ci sarà di nuovo bisogno di tutori, i tutori saranno scomparsi».
Molte delle aspettative vengono riposte negli avvicendamenti che hanno riguardato, negli ultimi tempi, sia il Tribunale per i minorenni di Bologna che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia-Romagna: «Presto dovranno essere rivisti sia il protocollo di intesa che le linee guida che riguardano la tutela volontaria. Speriamo di essere ascoltati anche noi. In ogni caso, le nostre istanze le abbiamo fatte presenti a più riprese, a beneficio dei minori stranieri non accompagnati, per i quali la figura del tutore volontario, che sostituisce quello istituzionale, è stata pensata e voluta». Tra queste istanze, c’è anche la rapidità delle nomine: «In questi anni il sistema è stato molto lento e macchinoso: prima la proposta di abbinamento tra tutore e ragazzo, poi un percorso di conoscenza, infine il via libera a quell’abbinamento. Troppi mesi, però, sono passati nel frattempo. E quando era ora di nominare ufficialmente il tutore, il ragazzo era già diventato maggiorenne». Tutto questo, chiaramente, a discapito del percorso del minore: «Non essere nominati significa non accedere ai suoi documenti, non avere il controllo sul tipo di accoglienza che riceve, non avere responsabilità sulle sue decisioni. Uno spreco di energie incredibile».
L’altra richiesta di Tutori nel Tempo, ma anche del gruppo informale Tutori dell’Emilia-Romagna, è che l’elenco depositato al Tribunale per i minorenni sia aggiornato e pubblico: «Sicuramente molte persone non sono più disponibili, hanno cambiato idea, non sono più interessate. L’elenco deve essere invece fedele alla realtà perché quando si va a fare una nomina, bisogna essere sicuri che quel tutore sia ancora intenzionato a esserlo. Il fatto che l’elenco sia consultabile, poi, rende tutto più trasparente e fa sì che si possano anche comprendere i criteri per cui un tutore venga scelto invece di un altro. Vorremmo anche che le nomine venissero comunicate previa telefonata, non calate dall’alto. Quando si va a giurare in Tribunale, ci si assume una responsabilità importante e sarebbe bene essere avvertiti correttamente».
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Tutori nel Tempo, in questi anni, oltre ad aprire uno spazio permanente di confronto tra le esperienze, ha lavorato per sensibilizzare l’opinione pubblica e proporre una narrazione corretta delle tematiche che riguardano la vita dei minori stranieri non accompagnati: «Abbiamo anche aperto, insieme ad Agevolando, due appartamenti per i neomaggiorenni, consapevoli purtroppo che anche quando i ragazzi realizzano dei bei percorsi, sono autonomi e hanno buoni contratti di lavoro, il mercato degli affitti, per il fatto che sono stranieri, il più delle volte sbarra loro le porte. Il progetto è bello, funziona grazie ai volontari ma da un lato conferma l’impotenza davanti a un mondo che continua a discriminare».
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Tra le speranze di Paola e di ci crede come lei, c’è quella che la figura del tutore sia sempre più conosciuta: «Forse non siamo ancora riusciti a comunicarlo bene. Quando racconto la mia esperienza, la maggior parte delle persone non sa di che cosa io stia parlando. Ma qualcosa può cambiare. Lo abbiamo visto, per esempio, con le comunità che accolgono i minori stranieri. All’inizio eravamo considerati fastidiosi, di troppo, altre persone a cui badare, il cui punto di vista contava e andava preso in considerazione. Oggi, almeno a Ferrara, veniamo invitati alle riunioni».