Tutori volontari dei minori non accompagnati, al via un nuovo corso: Carlotta: «La forza della presenza»

Provengono da Paesi, stili di vita e culture diversi e hanno bisogno di essere non solo accolti, ma anche seguiti nel loro percorso, che avverrà all’interno di una nuova realtà. Parliamo dei minori stranieri non accompagnati che, a volte, quando li guardi, sembrano ancora bambini, altre volte portano i segni tangibili di chi è dovuto crescere in fretta. Ragazzi con storie di vita complicate, che qui, nel nostro Paese, cercano un futuro e barcollano nel costruire le loro identità di persone adulte. Per questo, l’Ufficio Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Emilia Romagna, in collaborazione con ANCI, il Tribunale dei Minori di Bologna e l’assessorato al Welfare ha organizzato una nuova sessione del percorso per Tutori Volontari che si svolgerà da ottobre a dicembre 2024.

Carlotta Bubbolini, che lavora all’interno dell’Agenzia Regionale per il lavoro della Regione Emilia Romagna, racconta la sua esperienza come tutrice volontaria:  «Ho fatto il corso nel 2018 e, dopo essere stata valutata idonea al ruolo, la mia avventura è iniziata nel 2022, quando le assistenti sociali mi hanno contattata per farmi una proposta. Nella primavera del 2023 ho giurato davanti al Tribunale di Bologna che mi impegnavo a esercitare la tutela legale su due minori stranieri e lì sono partita».

Carlotta, ci può parlare di questi due ragazzi?

«Sono ragazzi di nazionalità ed età diverse. Uno è egiziano e adesso ha compiuto la maggiore età. Sono stata la sua tutrice per un anno, mentre era ospite di una comunità. L’altro è senegalese, adesso ha 15 anni e anche lui vive all’interno di una comunità. Lo seguirò fino ai 18 anni. Due adolescenti molto differenti come carattere e personalità. Del resto, ogni individuo è unico nelle sue caratteristiche, quindi è normale che ogni esperienza sia a se stante. Quando prendi un ragazzo in tutela non lo scegli, lo accetti e lo accompagni. Il corso serve proprio per prepararti, in modo che tu sia pronta a stargli vicino, a sapere gestire le difficoltà e i conflitti che possono nascere nella relazione».

Cosa ha significato nella pratica vivere questa esperienza?

«Fare la tutrice significa in primo luogo essere presente e disponibile, costruire momenti preziosi che puoi passare con i ragazzi. Portarli a prendere un gelato, un caffè, organizzare un giorno al mare. Non è necessario vederli tutti i giorni. Dipende dalla tua disponibilità e anche dal loro tempo. Essendo ragazzi accolti in strutture, ogni attività è concordata con gli educatori. Il rapporto con gli operatori delle comunità è una bella esperienza, con momenti di dialogo e confronto su come comportarsi. Devo dire che ho avuto e ho tuttora un grande appoggio, anche da parte delle assistenti sociali. Non è un’esperienza che si vive da soli, ma si è in un gruppo di persone che hanno un fine comune: il benessere dei ragazzi».

Ha avuto modo di confrontarsi anche con delle istituzioni?

«Il più piccolo ha fatto le scuole medie qui in Italia, quindi mi sono rapportata con i professori. Ho trovato un sistema scolastico di mentalità aperta e inclusiva. Adesso è iscritto a una scuola professionale, così come il grande con cui ho finito il percorso. Sono ragazzi che hanno bisogno di punti di riferimento per fare le scelte giuste e diventare autonomi. Penso che noi, come tutori, abbiamo il dovere di essere vicini, dialogare con loro, fare sapere che siamo a disposizione».

Ha dei suggerimenti sia per chi organizza i corsi di formazione e il tutoraggio, ma anche per chi vuole diventare tutore?

«ragazzi da gestire sono tanti e, affinché tutta l’organizzazione funzioni bene, secondo me ci dovrebbero essere più tutori disponibili, in modo da avere un gruppo più corposo di persone che si dividono i compiti. Per quanto mi riguarda è un’esperienza molto bella, arricchente. Posso dire che bisogna avere la pazienza di ascoltarli tanto. Con il grande ho sempre fatto lunghe conversazioni, anche telefoniche e tuttora ci sentiamo. Noi tutori, quando ci troviamo in difficoltà, dobbiamo chiedere aiuto. Questo è indispensabile. Io ho trovato sempre un grande supporto da parte di chi, tutti i giorni, lavora in questo ambito. Questi ragazzi entrano nella tua vita e ci pensi sempre, hai il dovere di gestire al meglio l’impegno che ti sei presa. Penso anche questo: se i miei nipoti andassero all’estero, sarei felice di sapere che c’è qualcuno a cui possono rivolgersi in caso di bisogno».