«Ricordare, rimettere nel cuore, sperare che non succeda mai più. Ma anche evitare, come dice Angelo Ferracuti nel suo libro “Il costo della vita”, che non si rompa la cinghia di trasmissione della memoria. Siamo contenti che al Palazzo dei Congressi, lunedì, arriveranno tanti studenti». Federica Moschini, assessora al Lavoro e all’Immigrazione del Comune di Ravenna, ha presentato così, questa mattina, gli eventi legati alla commemorazione dei 35 anni dalla strage della Mecnavi, la seconda più grande tragedia sul lavoro, dal Secondo Dopoguerra in poi, dopo quella della miniera di Ribolla.
Il 13 marzo 1987, al Porto di Ravenna, tredici operai che stavano lavorando alla manutenzione straordinaria della nave gassiera «Elisabetta Montanari», morirono asfissiati in seguito a un incendio scoppiato nella stiva. Alcuni di loro erano al primo giorno di lavoro, diversi erano in nero. Lanfranco Vicari, in arte «Moder», leggendo questa mattina i nomi e le età di quei ragazzi e di quegli uomini che, come spesso si disse, «morirono come topi» (mancavano, in quel cantiere, le più elementari misure di sicurezza), ha come gelato la sala del consiglio comunale. A ricordarli, anche il giornalista Carlo Raggi, che quel giorno assistette all’estrazione dei corpi dal foro che i Vigili del Fuoco avevano aperto sotto la chiglia della nave, sperando di trovare qualche operaio ancora vivo.
Carlo Raggi, insieme ad Angelo Ferracuti e a Federica Moschini, sarà il 7 marzo alle 10 al Palazzo dei Congressi di Largo Firenze per ricordare quei fatti e restituirli a chi era troppo giovane o non c’era ancora. Parteciperà anche il regista Eugenio Sideri, che nel 1987 aveva 19 anni e ricorda ancora bene le manifestazioni a suon di «Mai più». Sideri nel 2014 ha scritto, sul tema, il monologo «Lo squalo», di cui reciterà una parte (a questo link il cortometraggio che ne è stato tratto): «Da quella strage abbiamo imparato che se il prezzo del lavoro è il prezzo della vita, allora c’è qualcosa che non va. Oggi come non mai è bene non solo appendere lapidi e celebrare ma fare un’operazione di memoria attiva».
Del resto, il tema della sicurezza del lavoro è qualcosa che tocca da vicina un’intera comunità: «Ricordo che tra i tredici morti – ha detto Giovanna Santandrea, coordinatrice della Casa delle Culture, c’era anche un cittadino egiziano, a dimostrazione che il diritto al lavoro sicuro, già 35 anni fa, era un tema che riguardava tutti a prescindere dalla provenienza».
Gli eventi legati alla commemorazione proseguiranno l’11 marzo alle Artificerie Almagià con la tavola rotonda «Diritto al lavoro sicuro» e il 13 marzo in piazza del Popolo (a questo link il programma specifico dei due eventi).