Samia che non riconosce più la sua Somalia, perché che paese è mai quello dove tuo fratello è costretto a uccidere tuo padre.
Samia che è magra come un chiodo, che ama l’erba dello stadio di Mogadiscio sotto i piedi, che si allena di notte per non farsi beccare dalle milizie di Al Shabaab, che corre con le scarpe due numeri più grandi.
Samia Yusuf Omar, atleta somala, protagonista del libro “Non dirmi che hai paura” di Giuseppe Catozzella, è al centro dell’omonimo spettacolo andato in scena ieri sera al Teatro Alighieri, nell’ambito di Ravenna Festival.
La sua romantica tenacia, quella di una bambina che sfida i pericoli per provare a diventare la più veloce, e che riuscirà a gareggiare alle Olimpiadi di Pechino, si traduce poi nel coraggio di scappare dalla Somalia e intraprendere la rotta migratoria del deserto per arrivare in Italia, nelle cui acque morirà nel disperato tentativo di raggiungere le funi lanciate da un’imbarcazione per il salvataggio.
A parte la bellezza e potenza dello spettacolo (tutte le info sono qui) e la bravura delle tantissime persone coinvolte sul palco, una su tutte Giorgia Massaro che interpreta Samia adulta, in questa storia c’è una forza, quella del sogno, capace di andare contro tutto e tutti: le bombe che si sentono dal rifugio sopra il tetto di casa, i terroristi che minacciano una ragazzina che corre senza i veli addosso, i documenti che mancano per espatriare. Salvo infrangersi, come quelli di molti, contro una barca in avaria, che mica ce la fa a tenere tutte quelle persone.
E allora Samia corre, corre sott’acqua, corre mentre muore. E corre, ancora e per sempre, nelle nostre teste.
La foto, tratta dal sito di Ravenna Festival, è di Luca Concas.