Il motore dell’accoglienza italiana ed europea si è già attivato per la gestione dell’emergenza migranti provenienti dal conflitto nei territori ucraini di febbraio 2022, tra protocolli istituzionali e attivismo locale.
Due settimane fa il premier Mario Draghi durante una conferenza stampa ha dichiarato che verranno aumentati i fondi destinati all’accoglienza in Italia per la somma di 400 milioni di euro (di cui una metà destinati ai servizi sanitari) ed ha specificato come la gestione dei fondi andrà affidata nello specifico ai Comuni, in ragione dei rapporti di questi col terzo settore.
Al di là dei corridoi umanitari istituzionalmente costituiti per consentire alle persone di evacuare in sicurezza dai paesi d’origine o da paesi terzi ove si siano rifugiati una volta lasciato il proprio paese, ciò che attenderà anche l’Italia nei prossimi mesi sarà altresì un arrivo autonomo dei profughi, in particolare cittadini ucraini con flussi crescenti proporzionalmente alla durata e all’intensità del conflitto.
L’Italia come altri paesi europei ha una importante storia di immigrazione di cittadini ucraini presenti sul territorio fin dalla fine degli anni ’80 e sono tanti i figli di seconda generazione ormai cittadini italiani.
In questo contesto storico italiano di assistenzialismo statale e aiuto all’economia del Paese, i fondi stanziati dal Governo e citati in conferenza stampa, andranno investiti nel modo più efficiente possibile considerato che non sarà ipotizzabile un secondo intervento economico nel breve periodo.
È ragionevole pensare che chi fugge dal proprio paese in guerra cerchi, laddove possibile e compatibilmente con la distanza e le difficoltà lungo il percorso, di raggiungere luoghi ove siano già presenti parenti e amici connazionali.
Al fine di prevedere una possibile distribuzione sul territorio nazionale e le caratteristiche del fenomeno è utile partire dall’analisi dei numeri dei cittadini ucraini già presenti in Italia e nelle singole realtà, ricordando che la gestione dei fondi governativi verrà affidata direttamente ai Comuni.
I cittadini ucraini residenti in Italia ammontano a 235.953 pari al 4,6 % degli stranieri (UE ed extra UE) sul territorio.
Un caso di studio: la Regione Emilia Romagna.
I cittadini stranieri (UE ed extra UE) residenti in Emilia Romagna al 01.01.2021 sono 562.257 e rappresentano il 12,70 % della popolazione residente complessiva.
I dati forniti dagli Enti Locali della Regione Emilia Romagna ed aggiornati al medesimo periodo descrivono quanto segue:
PROVINCIA | N. CITTADINI UCRAINI | % SUL TOTALE CITTADINI STRANIERI |
Bologna – Città Metropolitana | 6.953 | 5,53 % |
Ferrara | 3.416 | 9,81 % |
Forlì-Cesena | 2.180 | 4,80 % |
Modena | 4.915 | 5,14 % |
Parma | 2.181 | 3,24 % |
Ravenna | 2.140 | 4,70 % |
Reggio-Emilia | 4.317 | 6,48 % |
Rimini | 5.125 | 13,31 % |
È di tutta evidenza come, ad accezione della sola provincia di Parma, la Regione Emilia Romagna abbia una popolazione di nazionalità ucraina superiore alla media nazionale, con il dato particolarmente rilevante della provincia di Rimini, quasi tre volte superiore, e della provincia di Ferrara, ove costituisce seconda nazionalità e si attesta su percentuali pari a più del doppio della media nazionale.
Nel complesso, la popolazione ucraina residente in Emilia Romagna rappresenta il 5,90 % (33.164 persone, di cui 26.231 donne e 6.933 uomini), terza nazionalità presente sul territorio.
È fondamentale garantire ai profughi ucraini l’accesso all’iter della protezione internazionale, attraverso le domande da presentare senza alcun costo nelle Questure italiane.
Questo nuovo conflitto e il flusso di migranti ucraini in arrivo devono essere l’occasione per aprire gli occhi di fronte alla necessità di superare la mera gestione emergenziale attorno al fenomeno migratorio in Italia, in favore di un vero e proprio investimento sociale e di un disegno strutturato e coordinato di servizi, che garantisca oltre all’accoglienza anche un sistema volto alla integrazione.
In Italia non sono ancora state istituzionalizzate le figure del mediatore culturale e del mediatore linguistico o interprete, che rappresentano l’unica possibilità per il cittadino straniero che non conosca la lingua italiana per interfacciarsi con la pubblica amministrazione e le istituzioni nel rispetto della propria riservatezza. Troppo spesso infatti la mediazione culturale e/o la traduzione orale vengono affidate a parenti/amici accompagnatori della persona straniera e, talvolta, alle reti di associazionismo presenti sul territorio, le quali tuttavia non possono farsi carico di colmare con efficienza questa lacuna.
Ciò che è da augurarsi è che il rilevante numero di migranti ucraini, arrivati e in arrivo, apra ad un ragionamento di medio-lungo periodo circa i bisogni strutturali del Paese in tema di integrazione del migrante straniero a partire dalla creazione di strumenti che consentano l’abbattimento delle barriere linguistiche, garantendo così una più consapevole esposizione dei propri bisogni, un migliore accesso ai servizi pubblici (sanitari, scolastici, sociali, etc.) e privati nonché l’accesso al mondo del lavoro nel rispetto dell’identità del singolo e della privacy.
La presenza di mediatori e interpreti consentirebbe altresì di limitare il rischio di incappare in reti di sfruttatori che a fronte di un servizio di mediazione e rapporti col mondo della p.a., chiedono indebitamente il versamento di somme di denaro, come la cronaca nazionale ha già raccontato in passato proprio attorno alla presentazione della domanda d’asilo.
Va in ogni caso evidenziato che, sebbene la popolazione residente in Italia originaria della Federazione Russa rappresenti percentuali minori rispetto al caso studio dei cittadini ucraini citato, l’attuale conflitto porterà certamente a migrare anche cittadini russi (con particolare riferimento a coloro che sono contrari al conflitto in corso, agli oppositori politici, ai disertori ed alle vittime della crisi economica che il paese è in questo momento chiamato a sopportare) ed anche a costoro dovrà essere garantito l’accesso alla domanda di protezione internazionale.