Nuovo accordo tra Comune, Prefettura e Ausl Romagna: «Un’équipe multidisciplinare al servizio di cittadini e migranti»

La Sala Dantesca della Biblioteca Classense di Ravenna ospita domani, mercoledì 15 giugno, dalle 9 alle 13, il convegno «Prassi ed esperienze di tutela socio-sanitaria di cittadini di Paesi terzi», durante il quale saranno illustrati i risultati del progetto Fami be.com-er.

Il progetto, con capofila il Comune di Ravenna e che prevede attività di carattere regionale, ha l’obiettivo di migliorare la gestione e la presa in carico di cittadini migranti, prevalentemente richiedenti asilo e rifugiati, portatori di vulnerabilità legate al disagio mentale ed alla dipendenza.

«Parallelamente a queste azioni a cui stiamo lavorando –  spiega Tiziana Marzulli, Dirigente medico del Dipartimento di cure primarie e medicina di comunità AUSL Romagna, che sarà tra i relatori del convegno –  è in fase di sottoscrizione anche un nuovo accordo (valido per il triennio 2022-2024), nato in risposta al difficile periodo causato dalla pandemia da Covid-19 e che ha richiesto la collaborazione fra le varie istituzioni e la riorganizzazione dei servizi per supportare al meglio le situazioni di fragilità nel nostro territorio. Le parti firmatarie sono il Comune di Ravenna, la Prefettura di Ravenna e l’Ausl di Romagna; ognuno giocherà un ruolo determinante nella gestione dei cittadini con particolari fragilità, cliniche e sociali, aumentati con la pandemia. Mettendo insieme le forze, miglioreremo il lato sanitario, sociale e tutta la parte di competenza della Prefettura per riuscire a fronteggiare le situazioni più complesse senza ritardi».

Marzulli, che al Festival delle Culture ha ricevuto il Premio Intercultura, spiega che si partirà dalla formazione «per poter essere supportati da un team di validi professionisti, in ogni settore, in grado di gestire le criticità più evidenti ed essere sempre aggiornati sulle nuove normative e sulle diverse esigenze dei pazienti, che richiedono la presa in carico». A capo del progetto sarà istituito un gruppo di coordinamento, che deciderà sulle azioni da mettere in campo: «L’approccio che forniremo sarà quello della “multidisciplinarietá”,  cioè differenti competenze che lavorano insieme per offrire il miglior approccio possibile a chi ha bisogno, che sia un migrante o un cittadino. Quindi non lo specialista che lavora da solo, ma in sinergia con un’équipe “multidisciplinare”, in modo da mettere i saperi di tutti al servizio della collettività. In questa fase sarà fondamentale l’aiuto dei mediatori, già importantissimo, nella comprensione dei bisogni degli stranieri. È importante infatti che il paziente che non conosce la lingua italiana, prenda in modo libero e consapevole certe decisioni riguardo la sua salute, senza che le avverta come “subite” o “imposte”, perché non le comprende bene».

Altra figura fondamentale, da inserire in queste dinamiche, sarebbe quella del facilitatore, già sperimentato con il progetto FAMI Be.com-er, che si occuperebbe di accompagnare tutta la fase di presa in carico della persona: «Si tratta di operatori formati ad hoc, il cui contributo sarebbe utile e appropriato».