Minori stranieri non accompagnati e calcio, quando il tesseramento è impossibile

Si chiama Dragush Kurty, ha 18 anni compiuti lo scorso 29 aprile ed è albanese. Dragush è arrivato in Italia circa due anni fa, uno tra i tanti minori stranieri non accompagnati che lasciano le famiglie e le loro case per raggiungere il nostro Paese, in cerca di un futuro migliore e di un lavoro, prima di tutto.

Dragush Kurty con Massimo Farneti (Foto di Barbara Gnisci)

Una volta arrivato in Italia, Dragush è stato trasferito a Ravenna dal Tribunale dei minori di Bologna e ospitato in comunità, insieme ad altri giovanissimi come lui. Qui, grazie al sostegno di una rete di assistenti sociali e della cooperativa Il Villaggio del Fanciullo, ha potuto muovere i primi passi per iniziare una vita nuova, seppur da solo. Ad aiutarlo in questa avventura, il suo tutore volontario, Massimo Farneti, che in questi due anni, come un padre putativo, ha accompagnato Dragush nei vari percorsi, dalla scelta dell’indirizzo scolastico in vista anche di futuri sbocchi professionali fino a quella dello sport, che è poi ricaduta sul calcio. Dragush ama tantissimo questo sport e quindi, mentre studia per diventare idraulico, da circa un anno gioca in una società di Ponte Nuovo. Gli allenamenti vanno bene, il mister e i dirigenti sono molto contenti dei suoi risultati, tuttavia, una volta partito il campionato, il minore non può essere convocato perché manca ancora il tesseramento, che deve essere accordato dalla Fifa previa presentazione della richiesta da parte della Figc. Un tesseramento che richiede una serie di passaggi burocratici obbligatori e molto lunghi; così passa il tempo, le partite di campionato si susseguono e Dragush continua a guardare i suoi compagni giocare dalle tribune. Ad un anno dalla richiesta, il tesseramento del ragazzo non è ancora arrivato. Dragush, oggi, ha da poco compiuto 18 anni, ha perso un anno di gare e ora, con la maggiore età e stando alla legge italiana, dovrebbe avere più rapido accesso alla tanta agognata tessera sportiva.

«È una storia assurda se ci pensate – spiega il tutore del ragazzo – e capita a tanti minori stranieri come Dragush. Anche i genitori adottivi di una bambina di otto anni, che frequenta la  stessa società di Ponte Nuovo, sono ancora in attesa di tesserarla. E si tratta di adozione, di una forma di tutela ancora più stabile e sicura. Gli intoppi burocratici sono tanti, per fare un solo esempio, vengono richiesti due certificati dalla scuola: uno che confermi che i corsi seguiti dal minore siano autorizzati dallo Stato, l’altro sulla durata del corso. Nonostante abbia seguito la procedura come richiesto, è passato un anno e non abbiamo ottenuto nulla. Adesso le cose dovrebbero semplificarsi solo perché Dragush è diventato maggiorenne e paradossalmente ci saranno meno vincoli. Lui spera di riuscire a giocare almeno l’ultima partita di campionato, sarebbe un bel regalo dopo tanti allenamenti e sacrifici. Per ora abbiamo sempre visto le partite da spettatori e tifosi, in tribuna. Fortunatamente è un ragazzo sereno e forte, non ha mai reagito negativamente a questa situazione. Ha sempre avuto una gran voglia di giocare e di impegnarsi. La società sportiva, inoltre, gli è sempre stata accanto e i dirigenti e tecnici sportivi hanno fatto tutto quello che rientrava nelle loro possibilità».

Con la maggiore età, termina il percorso di tutela: «Per la legge – conclude Farneti – non sono più il suo tutore, anche se il mio ruolo si concluderà effettivamente fra sei mesi. Se tutto va come deve andare, Dragush presto conseguirà il titolo da idraulico e potrà iniziare a lavorare e rendersi autonomo. Speriamo intanto di giocare qualche partita».