La musica come mezzo di denuncia del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori agricoli. Ma anche la musica come strumento per lasciarsi alle spalle storie difficili, passati pesanti e guardare al futuro con senso di riscatto sociale. C’è tutto questo nelle attività dell’Orchestra dei Braccianti, che si esibirà (in formazione ridotta) domenica 5 giugno alle 21 all’Almagià di Ravenna nell’ambito del Festival delle Culture 2022. Alcuni membri dell’Orchestra, nata pochi anni fa grazie all’associazione Terra, parteciperanno anche al dibattito «Il colore del lavoro» che vedrà anche la partecipazione di Leila Belhadj Mohamed e del presidente dell’associazione NoCap Yvan Sagnet, presentati dal giornalista Christian Elia.
«Per anni ho coordinato progetti di tutela sanitaria e giuridica dei braccianti nel Sud d’Italia – spiega la coordinatrice dell’Orchestra Giulia Anita Bari, violinista – e avendo anche una formazione musicale, con Terra è nata l’idea di dar voce ai musicisti che avevamo incontrato all’interno del ghetti. L’obiettivo era formare un’orchestra vera, con musicisti veri, non una scuola di musica. Non solo: i musicisti sono iscritti a una cooperativa che permette loro di avere una retribuzione corretta. Grazie al sostegno economico della Fondazione Alta Mane Italia, inoltre, frequentano dei laboratori per studiare e costruire insieme un repertorio».
Ed è proprio questo elemento «professionale», secondo la coordinatrice, a spiazzare di più il pubblico: «La gente non si aspetta, in genere, un tale livello artistico-creativo. All’interno dello spettacolo inseriamo spesso una piccolissima parte narrativa che esplicita il discorso del ghetto e del caporalato, per il resto sul palco ci sono dei musicisti a tutti gli effetti, dei professionisti, alcuni dei quali ex braccianti, che suonano molto molti bene».
In questi anni, la componente bracciantile ha avuto un’evoluzione, nel senso che quasi la totalità dei ragazzi che lavoravano al Sud, in agricoltura, ha cambiato città, regione e lavoro: «In generale, si respira la voglia di lasciarsi un po’ indietro le fatiche del passato: sul palco, è vero, rappresentiamo una storia. Ma siamo soprattutto dei musicisti». Tra le nazionalità rappresentate, oltre all’Italia, anche la Nigeria, l’India, il Gambia, il Burkina Faso: «A Ravenna, oltre a me, prenderà la parola Joshua Ojomon, che è anche il nostro tastierista e la nostra voce».