Nel 2001, dopo la caduta dei talebani al potere da cinque anni, l’Afghanistan ha iniziato ad adottare diverse misure per migliorare la qualità della vita delle donne afghane, con riferimento in particolare all’accesso all’istruzione, all’occupazione lavorativa ed alla rappresentanza politica. Negli anni è tuttavia rimasto un livello di scolarizzazione femminile estremamente basso, soprattutto per le minoranze etniche, linguistiche e religiose (come ad esempio gli hazara) il cui l’accesso all’istruzione è rimasto in ogni caso ancora precluso.
Tuttavia nell’agosto 2021, in uno scenario di conflitto armato interno ventennale, vi è stata una nuova presa al potere da parte dei talebani. Dietro le promesse di facciata di inclusione e rispetto dei diritti delle donne, il Paese è tornato nuovamente indietro di 20 anni e l’interpretazione restrittiva e conservatrice della sharia è tornata di colpo l’unica accettata. Sebbene gli stessi talebani abbiano sin da subito promesso di consentire alle donne di poter frequentare percorsi universitari, tuttavia a queste è rimasto precluso ogni accesso già a partire dall’istruzione secondaria.
Con il ritorno al potere dei talebani i primi diritti ad essere limitati sono stati la libertà di autodeterminazione, di espressione e di circolazione delle donne.
Il governo “inclusivo” promesso dai talebani, con riferimento al diritto di rappresentanza politica delle donne, non è stato rispettato e su 90 nomine governative nessuna risulta fatta in favore di donne, le quali tornano ad essere escluse dallo scenario politico interno.
Nel novembre 2021, il Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio afghano ha introdotto l’obbligo di indossare l’hijab per le giornaliste ed è stato chiesto alle stazioni televisive nazionali di non mandare in onda le soap opera in cui siano presenti donne. Il 19 maggio 2022 tale obbligo di copertura del capo è stato inasprito ed i talebani hanno sancito che le donne in televisione debbano coprire integralmente il volto.
Come riportato dal DFAT (Department of Foreign Affairs and Trade – Australian Governament), nella fotografia del Paese riportata nel report del 14 gennaio 2022, a fine dicembre 2021 il ministero citato ha stabilito il divieto per i proprietari di veicoli di trasportare donne prive di velo integrale e ha sancito che a donne e ragazze non possa essere in ogni caso consentito di percorrere distanze maggiori di 72 chilometri senza essere accompagnate da un uomo appartenente alla propria famiglia.
Gli esperti dello UN Office of the High Commissioner for Human Rights (OHCHR) nel report del 17 gennaio 2022, mettono in evidenza che i leader talebani in Afghanistan stanno istituzionalizzando di fatto la discriminazione di genere e la violenza contro donne, con l’obiettivo di escluderle in maniera sistematica e radicale da ogni sfera sociale, economica e politica. Queste pratiche sono ulteriormente inasprite quando si tratta di donne appartenenti a minoranze etniche, religiose o linguistiche (come hazara, tagiki, indù, etc.), facilmente identificabili e quindi ancora più vulnerabili.
Si è sostanzialmente tornati indietro di 20 anni in materia di diritti delle donne nel Paese, in uno scenario di diritti umani già fortemente dimenticati e calpestati negli ultimi 50 anni.
Come riportato dal Women, Peace and Security Index 2021/22 compilato annualmente dall’Institute for Women, Peace and Security dell’Università di Georgetown, che monitora e descrive i paesi in base ad indicatori destinati a misurare l’uguaglianza, l’autonomia e l’emancipazione delle donne (come i risultati scolastici, l’indipendenza finanziaria, la rappresentanza politica, la discriminazione legale o la violenza domestica, etc.), l’Afghanistan è infatti l’ultimo dei 170 paesi oggetto di indagine. Il livello di autonomia e sicurezza delle donne nel Paese varia considerevolmente e a seconda della provincia. Un esempio rilevante è rappresentato dalla media nazionale pari al 35% delle donne afghane vittime di violenza da parte del proprio partner nel 2021, mentre nelle province di Ghor, Herat e Wardak tale dato sale fino all’84%.
Riguardo le violenze di genere, l’ONG statunitense Freedom House, nel report stilato il 28 febbraio 2022, evidenzia come i talebani abbiano posto fine alla già limitata protezione statale contro la violenza domestica garantita dalle istituzioni e che riportano numerosi casi di rimessione in libertà di persone condannate per violenza di genere. I rifugi per i sopravvissuti alla violenza di genere sono stati chiusi e alcuni ospiti ivi presenti sono stati condotti in prigione.
Nel Paese sono ancora largamente presenti i cosiddetti delitti d’onore “a tutela” dell’onore familiare. Si verificano prevalentemente nelle aree rurali, dietro la tolleranza e la connivenza delle autorità.
Le donne afghane sono sempre più bandite dalla vita pubblica ed emarginate ma stanno trovando il grande coraggio di dissentire, di scendere in piazza e rilasciare interviste ai giornalisti stranieri presenti nel Paese, rischiando l’arresto, la sparizione forzata e la morte per domandare pubblicamente il rispetto dei propri diritti e chiedere protezione da parte della comunità internazionale.
Le ultime misure imposte dai talebani nei loro confronti non solo limitano sempre più la loro autonomia ed indipendenza rispetto agli uomini ma minano il sereno sviluppo della propria identità personale.
I contributi audio e video dei giornalisti stranieri presenti alle manifestazioni dei giorni scorsi a Kabul fanno arrivare lontano le urla di queste donne temerarie e generano un’eco che ed è nostro compito diffondere: “Non riusciranno mai a toglierci la voce!”.