L’associazione Nigeriana: «Impegno sulle tradizioni e sull’unità tra i vari gruppi etnici»

«WE Dance»: questo il titolo dell’evento che vedrà coinvolta l’associazione Nigeriana di Ravenna, domenica 5 giugno a partire dalle 17, all’Almagià, nell’ambito del Festival Delle Culture 2022. A raccontarcelo è proprio il coordinatore della stessa comunità, Friday Aimuanmwosa Osazuwa, con cui ho la fortuna di parlare e che ci illustra non solo i balli che verranno presentati al Festival ma le attività in cui l’associazione è coinvolta sia a livello locale, nazionale che internazionale per il miglioramento della qualità di vita dei tanti connazionali residenti sul suolo italiano.

Friday Aimuanmwosa Osazuwa

Friday introduce l’associazione partendo dal lontano 1995, esattamente il 16 ottobre, data che ricorda bene per la concessione della prima sanatoria che rilasciò documenti e una residenza legale ai tanti nigeriani che lavoravano in Italia: «Da quel momento nasce l’idea di costituire un’associazione che possa funzionare come entità distinta della provincia ravennate ma facendo sempre riferimento alla comunità nazionale, presso la quale ogni associazione regionale deve registrarsi per ottenere agevolazioni e aiuti». Uno di questi è la possibilità di avere un avvocato che interviene ogni volta che le conoscenze accumulate nel tempo non consentono a Friday o agli altri membri dell’associazione di aiutare legalmente un loro compagno. Lo stesso mi spiega come nel corso degli anni si siano succeduti diversi presidenti e come anche lui abbia ricoperto tale carica e di quanto sia stato difficile tenere uniti i vari gruppi etnici che compongono la Nigeria e che nel territorio ravennate sono circa cinque: «Nel 1998 nasce infatti Edo community e l’anno successivo Ibo community per dare modo alle diverse etnie presenti di esprimersi secondo le loro esigenze». Friday mi fa notare più volte che questa ricchezza culturale e di tradizioni ha più volte giocato a sfavore dell’associazione soprattutto nei momenti in cui unire più pensieri e modi di vedere la comunità diventava arduo e impraticabile. Ecco perché l’obiettivo principale dell’associazione, dopo le prime scissioni, è stato quello di inglobare di nuovo i vari sottogruppi e proseguire su una strada comune. Gli iscritti all’associazione hanno raggiunto 280 persone ma nel corso degli anni questi numeri sono cambiati e dopo varie disorganizzazioni interne Friday mi rende partecipe della decisione di tenere delle elezioni ufficiali che verranno svolte il prossimo novembre con il fine di eleggere il nuovo presidente: «L’associazione sta lavorando duramente per rimanere unita e per riprendersi dal duro stop che il Covid ha imposto non solo a noi ma a tutte le associazioni italiane».

Il Festival delle Culture, mi spiega, vedrà quest’anno un programma ridotto proprio per l’impossibilità di portare avanti attività culturali in fase emergenziale. Molti non sono ancora vaccinati e i vari laboratori si sono fermati temporaneamente eccetto i gruppi di danze tradizionali che, come di frequente, saranno presenti con «WE Dance» anche quest’anno. Tre sono i gruppi che propongono danze e di tanto in tanto anche performance teatrali, tra cui Ibo con le sue maschere tradizionali e Edo Community. Una delle danze più particolari è quella messa in scena per ricevere il nuovo re di Edo Kingdom o Benin Kingdom ogni qualvolta nel regno vi è un passaggio di poteri da padre a figlio: «Vengono usati diversi strumenti e le donne sono solite portare acconciature molto particolari. Vale la pena conservare e presentare queste tradizioni agli italiani locali come anche rafforzarle all’interno della comunità nigeriana». Friday e gli altri membri, infatti, si impegnano costantemente per tenere vive le tradizioni culturali e, a tal proposito, anni fa è stata proposta una scuola di lingua locale per i più piccoli ma il progetto non è stato portato avanti perché la lingua e i dialetti locali vengono poi abbandonati all’interno di molte famiglie, dove l’inglese e l’italiano hanno ormai preso la scena. Nonostante ciò, l’impegno nel conservare le tradizioni del proprio Paese è molto forte in Friday che, con l’aiuto della moglie, insegnante di lingua inglese nella chiesa protestante, trasmette la lingua, i costumi e gli usi locali che nelle famiglie nigeriane in Africa vengono insegnati fin da piccoli. Un piccolo esempio: ringraziare il padre alla fine di ogni pasto, salutarlo nel dialetto locale e insegnare ai figli a salutare il fratello più grande con un saluto tradizionale. La comunità cerca quindi di spronare i suoi membri ad apprendere l’inglese nei corsi offerti dalla chiesa, mettere nomi tradizionali ai nascituri e mantenere le usanze tipiche. Nonostante Friday scherzi molto sul motivo che lo ha tenuto legato all’Italia, dando al buon cibo genuino e non solo, la responsabilità della sua permanenza, molti laboratori di cucina nigeriana sono stata organizzati qualche anno fa come occasione di scambio tra donne nigeriane e italiane che apprendendo ricette tipiche dalle prime, si sono avvicinate alla cultura africana e hanno partecipato a un momento di incontro e integrazione reciproca. L’associazione non si impegna solo dal punto di vista culturale ma anche sociale, legale ed economico. Friday e gli altri membri sono un punto di riferimento per i nuovi arrivati che hanno bisogno di essere indirizzati nella lingua italiana, nelle procedure legali per ottenere il permesso di soggiorno e il passaporto nigeriano, nella scrittura del curriculum e ricerca del lavoro: «Per questo c’è una stretta collaborazione con il Comune di Ravenna e gli assistenti sociali, così come con la Casa delle culture, per l’apprendimento della lingua italiana e le altre iniziative culturali, avvocati, Questura e Prefettura nonché le ONG che si occupano dell’accoglienza».

Sua moglie, insieme ad altri mediatori, intervengono ogni qualvolta i ragazzi in arrivo non riescono a comunicare con le autorità locali o durante colloqui importanti mentre Friday è molto attivo nell’aiutare con la ricerca del lavoro e l’acquisizione di competenze professionali grazie anche alla stretta connessione col Centro per L’Impiego. Al momento è di rilievo il lavoro svolto sul territorio per capire quanti nigeriani siano senza assistenza, supportarli nel trovare un impiego ma prima di tutto nel formarsi per poter essere assunti: «Anni fa alcuni imprenditori prendevano i ragazzi africani sotto la loro custodia e insegnavano loro la lingua e un mestiere, oggi non è più così, c’è molta diffidenza e bisogna saper fare qualcosa e avere pazienza nel formarsi prima per mandare i soldi a casa. È per questo che incoraggiamo le ragazze a fare il corso da OSS o assistenza alle persone anziane e chi può ad iscriversi a infermieristica». Friday ha vissuto sulla sua pelle cosa significhi essere discriminati e in questi 30 anni di permanenza in Italia è stato protagonista di episodi di razzismo in centro a Ravenna come nella casa popolare in cui vive, facendogli capire che nonostante gli italiani si professino accoglienti e lontani dal razzismo, purtroppo quest’ultimo è ancora vivo nella mente e nel cuore di molti. Mettendosi nei panni dei ragazzi e ragazze che devono affrontare i loro primi step oggi, il suo obiettivo è quello di fornire quante più conoscenze possibili affinché siano in grado di destreggiarsi nella giungla burocratica italiana e sopportare i giudizi che possono sorgere.

Per quanto riguarda il passaporto nigeriano, Friday, soddisfatto, racconta della nuova iniziativa del ministro nigeriano di inviare sei rappresentanti consolari in ogni regione di modo da raccogliere le richieste in loco, evitando così la difficoltà di dover raggiungere l’ambasciata a Roma. Inoltre, riprendendo il discorso sull’integrazione ci spiega come sia importante, nonostante la comunità nigeriana si sia dimezzata drasticamente nel corso degli anni – basti pensare che solo 15 anni fa era la terza più numerosa dopo quella marocchina e senegalese – riconoscere l’interculturalità come tematica centrale nelle scuole. Le classi, prosegue, sono miste ed è difficile trovare sezioni solo con bambini italiani. È compito della scuola e dei genitori impegnarsi affinché le discriminazioni cessino e programmi inclusivi vengano condivisi. Tra i bambini non ci sono questi problemi ma i genitori devono ancora lavorare su questo aspetto, racconta, citando i numerosi episodi di scontro tra bambini di diversa nazionalità, in cui i genitori spalleggiavano il ragazzino italiano e in cui lui è spesso intervenuto per dire la sua. La stessa comunità nigeriana ha organizzato anni fa un talk show con tematica i bimbi stranieri come attività di integrazione nelle scuole. Il territorio di Ravenna, conferma Friday, non è attualmente una destinazione permanente per i numerosi nigeriani che hanno preferito trasferirsi all’estero, prima meta l’Inghilterra, lamentando i pochi aiuti ricevuti dallo stato italiano. Infatti, la diminuzione della comunità nigeriana a Ravenna si nota dalla poca affluenza nelle dieci chiese protestanti presenti sul territorio dove attualmente solo una cinquantina di fedeli assiste alle messe rispetto ai 200 di diversi anni fa: «I giovani se ne sono andati, sono rimasti gli anziani e qualche famiglia compreso me, che dopo vari sacrifici e l’ottenimento di un contratto stabile, non riesco a vedere il mi futuro da nessun’altra parte». La vita tranquilla e non frenetica e la stabilità economica, nonché il buon cibo romagnolo hanno dato a Friday motivo per restare: «Le discriminazioni purtroppo sono ancora presenti in molti campi e frasi come “Prima all’italiano e poi allo straniero”, “Se non ti va bene così torna al tuo Paese” o ancora “Non siamo razzisti ma…” sono spesso sulla bocca di molte persone che negli anni si sono rivolte a me, come ai tanti stranieri, nigeriani in questo caso, residenti nella provincia». Anche per questo il coordinatore sta cercando di rendersi utile dal punto di vista della cooperazione: bellissimo è stato apprendere della loro iniziativa di collaborazione col governo nigeriano per ridurre i flussi in Italia, aprire nuove scuole che insegnino un mestiere e dare una mano nella crescita locale. Ecco che i risparmi dell’associazione verranno impiegati non solo per aiutare i nigeriani in Italia ma anche e soprattutto per migliorare le condizioni di vita nel loro Paese. Inoltre, un recente accordo con l’impresa Apple ha promesso l’assunzione di 33000 nigeriani in tutto il mondo dando credito alle competenze tecnologiche che spesso i ragazzi hanno.

«Chi ha delle competenze deve essere premiato e bisogna incentivare l’uso della tecnologia per scopi positivi». Queste le parole fiduciose di Friday, che spera anche nel buon esito delle elezioni venture sia per la sua associazione a Ravenna che per eleggere il nuovo presidente del suo Paese, evento che potrebbe finalmente portare a una riduzione della forte corruzione presente. L’associazione Nigeriana è molto attiva sul territorio e combina iniziative culturali e di integrazione al sostegno sociale, legale e alla cooperazione internazionale; conoscere il loro impegno e le attività portate avanti si spera possa essere un primo tassello per avvicinare la comunità locale all’associazione e aprire nuove prospettive di dialogo reciproco, rispetto e condivisione.