Illegalità, mafie, corruzione: Pereira parla ai giovani, anche ricordando la Mecnavi

«Morti sul lavoro, osservatorio indipendente: nel 2021 contate 1404 vittime».
«Anno giudiziario, Musti: ‘In Emilia-Romagna la Mafia ormai è radicata’…”». La Repubblica

Matteo Pasi, presidente dell’Associazione Pereira, protagonista dell’incontro dedicato alle scuole in programma il prossimo 10 marzo all’Almagià di Ravenna in memoria della Tragedia Mecnavi, cita questi, tra altri articoli di giornale, per spiegare il lavoro di sensibilizzazione portato avanti da più di dieci anni sul territorio emiliano. Le tematiche care all’associazione, le stesse che sono alla base del lavoro audiovisuale e di formazione nelle scuole medie e superiori di tutta la provincia di Ravenna e non solo, sono mafia, corruzione, legalità e cittadinanza ma anche lavoro sicuro e caporalato. Su questo, principalmente, verterà la discussione coi ragazzi durante l’evento dell’Almagià, inserito nell’ambito della Settimana contro il Razzismo.

Pasi, ricordando la tragedia sul lavoro del 13 marzo 1987 afferma: «Interessante è vedere come la mancanza di sicurezza sul lavoro che ha causato tale tragedia sia collegata anche a forme di caporalato che purtroppo coinvolgono ancora oggi diverse aziende, non necessariamente mafiose, in contesti lavorativi in cui l’essere umano perde di valore mentre acquistano centralità il potere e il denaro a discapito di persone e ambiente». Ci racconta, inoltre, come alcune imprese, per compensare la competitività di aziende di stampo mafioso, si vedano quasi “costrette” a risparmiare attraverso l’utilizzo di materiali di bassa qualità, con sfruttamento della manodopera, mancanza di sicurezza o evasione fiscale pur di rimanere sul mercato: «Non è possibile, ed è inaccettabile, che, nel 2023, ci siano più di 1400 vittime sul lavoro all’anno soprattutto se si pensa che questo ha coinvolto anche ragazzi in alternanza scuola-lavoro».

La conversazione con Pasi si sposta sulla mafia e sul mito, ancora spesso diffuso tra la popolazione, che essa sia ancora problema principale delle regioni meridionali, intaccando marginalmente il Centro e il Nord Italia. Pasi sfata questa falsa percezione scorrendo alcuni tra i titoli di giornale più famosi come quelli sul Processo Aemilia. Cita anche la dichiarazione (vedi sopra) del Procuratore Generale Lucia Musti, così come lo scioglimento del primo Comune per Mafia in Emilia-Romagna, Brescello, e il noto caso dell’estorsione di Marina Bay. Insomma, notizie significative a dimostrazione che la mafia in Emilia-Romagna esiste eccome, soprattutto la ‘Ndrangheta, e come si sia «radicata senza sparare, senza creare allarme, ma cercando di controllare il territorio attraverso forme di riciclaggio», di usura ed estorsione ma soprattutto complice la corruzione di aziende e professionisti. A tal proposito continua: «Senza i complici corrotti, che possono nascondersi dietro imprenditori, politici, commercialisti, la mafia nella nostra regione non avrebbe un appoggio fondamentale per radicarsi, non solo infiltrarsi».

Il 10 marzo l’associazione cercherà appunto di partire dalla tragedia Mecnavi per portare la riflessione proprio su questi temi così delicati ma di enorme importanza per le nuove generazioni. Si riprenderà un percorso fatto di progetti iniziato nelle scuole nel 2009 e supportato dal Comune di Ravenna e da tante altre realtà amministrative e scolastiche che da anni si interessano del grande lavoro di sensibilizzazione che l’associazione Pereira ha solo “intercettato” e condiviso. Ma in che modo argomenti così centrali, ma soprattutto i valori su cui si fonda l’organizzazione quali multiculturalità, solidarietà e pace, sono trasmessi ai più giovani? Pasi descrive brevemente la storia dell’associazione, la voglia di documentare attraverso prodotti audiovisuali come ponte tra le sue esperienze internazionali e le numerose vicende di cronaca che si avvicendavano in Italia. Così nasce Pereira, per raccontare attraverso documentari lo scenario italiano delle mafie, della legalità e del lavoro «come valore» ma anche per «capire il dolore, partire da quello per poi trasformarlo grazie alle giovani generazioni», attraverso i percorsi nelle scuole. Qui i componenti di Pereira, afferma il presidente, costruiscono «percorsi educativi che siano in grado, attraverso articoli di giornale e supporto audiovisivo, di coinvolgere gli studenti e farli riflettere sui temi proposti in modo da poter avere delle lenti più focalizzate su quella che è la società di oggi e su quello che li attende una volta terminate le superiori».

Inoltre, vengono spesso coinvolti testimoni diretti come familiari delle vittime di mafia, giornalisti, magistrati che possano in maniera concreta portare la loro esperienza. Alla mia domanda sul cambiamento del loro lavoro nelle scuole e la potenziale difficoltà nel rendere questi percorsi una grande fonte di ispirazione per i più giovani, Pasi sembra fiducioso nel forte interesse dei ragazzi di oggi. Infatti, afferma: «Con l’avanzare della tecnologia abbiamo dovuto modificare la metodologia e cercare nuovi linguaggi per parlare alle classi…ma abbiamo sempre sentito una grande fame di sapere da parte dei ragazzi e vedendoli così coinvolti e interessati, ci siamo resi conto che se si utilizza un certo metodo, per esempio internet anziché carta scritta, e un certo cuore, diventa naturale per loro chiedere, cercare di capire e mettersi in gioco». Secondo Pasi va affrontato lo stereotipo dei giovani «completamente disinteressati e immersi nell’ignoranza”, capire che è cambiato l’approccio al lavoro ma non l’interesse a comprendere e combattere le mafie e la corruzione aprendo la strada a processi di legalità lavorativa e sicurezza futuri».

Ma quali sono i progetti che l’associazione ha in serbo nei prossimi mesi? Senza abbandonare i vari progetti su mafia e legalità, la componente femminile di Pereira ha anche pensato a una brillante idea per raccontare ai giovani studenti, sempre tramite componente audio-video «la storia di tante madri costituenti che a partire dal fascismo fino alla costruzione della nuova Italia Repubblicana, hanno dato un contributo fondamentale alla creazione della Repubblica». Basti pensare a personalità come Nilde Iotti o Tina Anselmi, la prima ministra del lavoro donna. Da qui, spiega, «attraverso una staffetta generazionale si passerà al racconto di donne del mondo attuale, figure esemplari femminili che hanno portato innovazione all’Italia».

Pasi conclude così: «Non si tratta di un contentino di genere ma di mettere in risalto il ruolo fondamentale che le donne hanno avuto nel nostro paese dal passato al momento attuale». Insomma, L’associazione Pereira porta avanti un lavoro davvero encomiabile, spaziando tra diversi temi e portando alla luce punti deboli ma anche di forza del contesto italiano non solo per raccontarlo e denunciare i fatti più gravi ma soprattutto per portare quel vento di cambiamento e speranza che passa attraverso le nuove generazioni.