
Arrivano prevalentemente da Nigeria, Bangladesh, Afghanistan, Pakistan, Ucraina, Egitto, Tunisia, Mali, Somalia e Gambia. Raggiungono il nostro Paese soprattutto via mare, ma ogni anno aumentano anche gli ingressi via terra.
I risultati relativi all’attuale Sistema d’Accoglienza e Integrazione (SAI) rivelano un costante trend di crescita rispetto all’anno precedente sia per quanto riguarda i posti d’accoglienza messi a disposizione, che per i progetti e il numero degli enti coinvolti. Nel 2022 le persone inserite nei progetti SAI sono state 53.222 (+ 25, 3% rispetto all’anno precedente). Si tratta in prevalenza di giovani maschi con un’età inferiore ai 40 anni, ma risultano in aumento anche le donne: 12.561, rispetto alle 8.773 del 2021. In crescita i minori stranieri non accompagnati che hanno beneficiato del sistema SAI: 11.910 contro gli 8.075 registrati l’anno prima.
La maggioranza delle persone accolte nel SAI durante il 2022 è in possesso dello status di rifugiato, poi ci sono i richiedenti protezione internazionale, i detentori di permessi di soggiorno per minori, i beneficiari titolari di protezione sussidiaria e i titolari di protezione speciale.
E si moltiplicano anche i piani di accoglienza della rete SAI, con il coinvolgimento di ben 2000 enti locali. 945 sono stati i progetti finanziati nel 2022, quasi 100 in più rispetto all’anno precedente. Come nel 2021, la Sicilia si rileva la regione con i posti maggiori per le diverse tipologie d’accoglienza, a seguire troviamo la Campania, la Puglia, la Calabria, l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Lazio e il Piemonte.
Crescono dunque i percorsi che riguardano il welfare, l’integrazione linguistica, l’ingresso nel mondo del lavoro e le attività che hanno l’obiettivo primario del raggiungimento d’autonomia della persona. 22.233 i beneficiari che nel 2022 sono usciti dal percorso d’accoglienza. Di questi, oltre la metà, ovvero 11.542 persone sono riuscite a ottenere un inserimento socioeconomico nel nostro Paese. Ogni progetto d’accoglienza della Rete SAI prevede l’impiego di differenti figure professionali: assistenti sociali, educatori, mediatori linguistico-culturali, psicologi, operatori legali, O.S.A e O.S.S. Infatti, tra la popolazione accolta nel SAI si rilevano bisogni specifici di presa in carico, determinati da caratteristiche e condizioni personali, come l’emergere di numerose vulnerabilità e fragilità, riconducibili sia alle esperienze complesse sopportate durante il viaggio migratorio, che alle precedenti situazioni vissute nei paesi d’origine.
Fra i diversi enti istituzionali presenti nei territori, gli uffici dell’anagrafe costituiscono i primi soggetti di riferimento, poi abbiamo le ASL, le questure, le scuole, i centri per l’impiego e altri enti di promozione del lavoro, ospedali e centri antiviolenza. Non mancano le difficoltà, come, per esempio, i ritardi delle pratiche amministrative, che fanno capire quanto il sistema andrebbe snellito a livello burocratico. Tra le maggiori criticità emerge anche l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Per via degli ingressi elevati, ma non impossibili da gestire, molti territori hanno superato da tempo il limite massimo dei minori in carico.
Tuttavia, nonostante le criticità, emergono numerosi punti di rafforzamento. Infatti, le collaborazioni con enti d’esperienza per la gestione di bisogni specifici si stanno strutturando sempre di più, anno dopo anno, restituendo l’immagine di un sistema che si radica e consolida, è capace di mettere in rete le differenti competenze, rafforzando i servizi offerti dal territorio. Oltre a curare gli aspetti materiali dell’accoglienza e dell’autonomia dei beneficiari, i progetti SAI operano a livello locale per favorire una cultura dell’accoglienza nelle stesse comunità cittadine, collaborando con le associazioni al fine di promuovere parallelamente la conoscenza del sistema e la partecipazione dei beneficiari, per ridurre progressivamente le distanze fra migranti e autoctoni.