Un paio di auricolari bianchi, le pareti tenui dell’albergo in cui è in vacanza, l’umiltà che spesso hanno i grandi. Abdulrazak Gurnah, premio Nobel per la Letteratura 2021, si è collegato questa mattina da Barbados per partecipare alla presentazione del Festival delle Culture 2023 di Ravenna in programma in Darsena il 26,27 e 28 maggio, di cui sarà l’ospite a dir poco speciale. Riferendosi a Ravenna, ha detto non solo di non vedere l’ora di passeggiare per le sue strade incontrandone i cittadini, ma anche di conoscerla per la cultura e l’umanità. Difficile non collegare quest’ultima parola al grande tema dell’accoglienza dei migranti, che specie dallo sbarco dell’Ocean Viking del 31 dicembre scorso in poi associa il nome di Ravenna all’apertura e ai diritti, e che nei libri di Gurnah, vedi in «Sulla riva del mare» ha voce, spazio e respiro.
«Non scrivo con lo scopo deliberato di essere d’esempio, o di consolare chi, come me, è stato costretto a migrare e deve ricostruirsi una vita e un’identità – ha detto Gurnah, arrivato come rifugiato in Inghilterra alla fine degli anni Sessanta – ma se la mia storia di rifugiato può servire a qualcuno, non posso che esserne felice. La letteratura ha molti scopi, e tra questi c’è senza dubbio quello dell’identificazione: se un lettore si riconosce nelle vicende e nelle esperienze che racconto e ne trova, in qualche modo, un conforto, mi fa immensamente piacere».
Sempre parlando di interconnessioni, Gurnah ha spiegato che la letteratura ha anche l’ambizione di poter unire pezzi di vite, in questo caso di mediare tra la vita precedente e quella successiva di chi fugge e deve costruire ponti tra perdita, memoria e nuove appartenenze: «Per chi vive situazioni estreme e di trauma, come i migranti, la letteratura può avere un effetto unificante, in quel dialogo costante tra vecchie e nuove identità». In questo senso, la questione della lingua appare centrale: «Io ho imparato l’inglese grazie al colonialismo ma certi concetti non potrei mai esprimerli in inglese. Allora mi servo delle lingue locali del mio Paese, la Tanzania, non solo perché non tutto è traducibile in inglese ma anche per richiamare un mondo che non voglio vada perduto o anche per solleticare la curiosità dei lettori».
Molto orgogliosi dell’arrivo di Gurnah in città, a fine maggio, il sindaco Michele De Pascale e l’assessora all’Immigrazione Federica Moschini: «La presenza del premio Nobel per la Letteratura Gurnah al Festival delle Culture di quest’anno ci riempie d’orgoglio e corona un percorso iniziato in città più di vent’anni fa, grazie a un’intuizione dell’Amministrazione comunale di Ravenna che ha cominciato a lavorare sull’immigrazione non trattandola solo come una questione sociale, né come un problema di sicurezza. In questi anni l’assessorato all’Immigrazione ha costruito un approccio multiprofessionale per rispondere alle sfide del fenomeno migratorio, non declinandolo con la mera logica dell’emergenza. Accanto a progetti di intervento sociale per minori stranieri non accompagnati, richiedenti asilo, vittime di sfruttamento sessuale, lavorativo o di caporalato, titolari di protezione sono stati creati una rete di sportelli informativi e di assistenza amministrativa a livello distrettuale e il servizio di mediazione scolastica, sono state avviate progettualità di cooperazione internazionale e ideati eventi interculturali attraverso la coprogettazione con la cittadinanza e con le associazioni del territorio. Anche il Festival delle Culture, che valorizza la ricchezza interculturale del contesto locale, nasce con questo percorso».
Il Festival si aprirà il 26 maggio alle 18 con la partecipazione del premio Nobel Gurnah al quotidiano appuntamento con la Lettura perpetua della Divina Commedia davanti alla tomba di Dante (dal 13 settembre 2020, in occasione dell’apertura delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante, ogni giorno a Ravenna viene letto da chiunque desideri rendere omaggio al Poeta un canto della Divina Commedia) al quale seguirà la tradizionale Fiumana, un corteo che attraversa la città (partenza ore 18.30 da piazza San Francesco). La prima giornata si chiuderà con il concerto di Bab l’bluz, gruppo franco-marocchino formatosi nel 2018 a Marrakech.
Il 27 maggio al teatro Alighieri di via Mariani 2 alle 10 si terrà il primo incontro, dedicato agli studenti, con Abdulrazak Gurnah, moderato dalla giornalista Valentina Petrini. Dalle 14 il workshop Blackrootsafro – Afro Urban Generation (palestra scuola Montanari, via Aquileia 29). Alle 18 convegno pubblico in Darsena, moderato da Nicoletta Brazzelli, docente di letteratura inglese presso l’Università degli Studi di Milano, con il professor Abdulrazak Gurnah, Davide Chirigò, ricercatore presso l’Università di Bologna di Storia e Istituzioni dell’Africa, Nicolò Maldina, ricercatore presso l’Università di Bologna di Letteratura Italiana, Alberto Cristofori, traduttore per la casa editrice La nave di Teseo dei testi di Abdulrazak Gurnah. La giornata si chiude con il contest Blackrootsafro, ore 20, e, alle 21.30, il concerto di Ayom, band multiculturale della percussionista Jabu Morales, composta da 6 membri provenienti da Angola, Brasile, Grecia e Italia, Miglior Gruppo per Songlines 2021, Miglior Album World Music 2021 per Mojo.
Mentre Federico Buffa, giornalista e scrittore, sarà il protagonista dell’ultimo giorno con il suo spettacolo 2 pugni guantati di nero, con Alessandro Nidi al pianoforte nel quale racconta la storia di Tommie Smith e John Carlos, gli atleti afroamericani che, alle Olimpiadi di Città del Messico del 1978, con il loro gesto esemplare bruciarono le rispettive carriere pur di portare avanti la lotta contro la discriminazione razziale dei neri negli Stati Uniti. Dalla mattina il workshop Blackrootsafro – Afro Urban Generation, alle 18 danze Afro. Gran chiusura del festival poi, alle 22.30 con la Parata.