Il 18 luglio il Centro di aggregazione giovanile Quake di Ravenna celebra il “Nelson Mandela Day”. In particolare lo faranno i ragazzi e le ragazze che frequentano il centro, anche se potrà partecipare chiunque: i genitori, i mediatori culturali, i musicisti.
“Insomma, qualsiasi persona abbia qualcosa o la voglia di condividere qualcosa – afferma il coordinatore del centro Mirco Battistini -. La regola che si sono dati i ragazzi durante la consueta riunione di organizzazione dell’evento è che parleranno o si esibiranno brevemente (5 minuti al massimo) per illustrare le caratteristiche del loro Paese o di origine dei loro genitori. Alcuni invece hanno deciso di portare una pietanza tipica e spiegare come si prepara e la zona dove è principalmente consumata. C’è chi invece porterà strumenti musicali spiegandone l’uso e l’origine e infine alcuni ragazzi indosseranno gli abiti tipici dei loro Paesi di provenienza”.
Per Battistini è importante celebrare questa giornata “perché Mandela dedicò tutta la sua vita alla lotta contro la violenza e ogni forma di discriminazione, a favore di una democrazia nella quale ogni cittadino potesse godere dei medesimi diritti”. La giornata non vuole rappresentare semplicemente la celebrazione del grande impegno per la giustizia sociale del leader sudafricano, ma è anche, e soprattutto, “un invito a prendere coscienza del potere che ciascuno di noi ha di impattare positivamente nel contesto in cui vive e quindi, in qualche modo, di cambiare il mondo”.
In conclusione, Battistini reputa fondamentale ricordare chi fosse Nelson Mandela e quindi “celebrarlo”, specialmente in una realtà come il centro giovanile Quake dove vi sono tantissimi ragazzi di seconda generazione provenienti da Paesi diversi, che stanno crescendo assieme giorno dopo giorno, come in una famiglia: “Proprio Mandela è stato definito il padre della Nazione arcobaleno e l’obiettivo del “Mandela Day” è proprio questo: spingerci al cambiamento, al coraggio, alla solidarietà nei confronti dell’altro, che non si conosce o verso il quale si hanno pregiudizi. Un concetto chiave che rappresenta la giornata che festeggeremo, e che quando si parla di Mandela non si può non menzionare é quello della ‘riconciliazione”’ Nonostante i 27 anni di carcere, Mandela non covò mai propositi di vendetta verso il suo Paese. Da primo presidente liberamente eletto del Sudafrica, nel 1995, agevolò la nascita di una Commissione per la verità e la riconciliazione che lavorò con l’obiettivo di raccontare tutto quello che era successo negli anni dell’apartheid. I ragazzi del centro Quake rimangono sempre molto colpiti da questa sua indole estremamente pacifica. Il suo atteggiamento, infatti, si rivelò un capolavoro politico che ha permesso al Sudafrica di lasciarsi alle spalle il suo ingombrante passato e di diventare uno dei Paesi più civili e progrediti del continente africano. A chi gli chiedeva il perché della sua politica conciliante, Mandela era solito rispondere: ‘Se vuoi fare pace col tuo nemico, devi lavorare col tuo nemico. Solo così diventerà tuo partner'”.
La parte più gratificante, e che deve fare riflettere anche gli adulti, secondo Battistini è che molti adolescenti hanno preso come modello proprio Mandela e il suo pacifismo: “Non a caso il leader politico sudafricano è stato rappresentato con un murales sulla facciata del Quake. I ragazzi che frequentano il centro di aggregazione giovanile, iscritti dal 1° settembre 2022, sono 136. La frequenza varia in base ai diversi periodi dell’anno: in inverno arriviamo anche ad una media di 45 ragazzi al giorno, in estate intorno ai 35. Il Quake è un centro di libera aggregazione: gli adolescenti possono anche restare sui divani e parlare fra di loro, confidare problemi o ridere con gli operatori, giocare con tutti i giochi a disposizione o stare nel cortile a giocare a calcio o basket. Chi si iscrive, conosce bene il concetto ‘fondante’ del Quake. Si propongono numerose attività, laboratori, gite, ma non vi è alcun obbligo di frequentarli o di partecipare ad essi. Lo scopo di noi operatori è quello di non farli stare altrove e di porci come una ‘alternativa”’ I ragazzi devono sapere che esiste un luogo a loro completa disposizione dove poter stare con i propri coetanei, dove svolgere tante attività pensate per loro. Tutte totalmente gratuite oppure semplicemente fare due chiacchiere con gli educatori, che sono sempre a loro disposizione”.
Per rimanere solo a quest’anno, le attività del centro, rese possibili grazie all’Assessorato delle politiche giovanili del Comune, sono state numerose: “Gite al palazzetto dello sport per vedere il Basket Ravenna, ogni settimana due cuoche svolgono un laboratorio di cucina e c’è anche un laboratorio di mosaico, tenuto dal mosaicista Luca Barberini che assieme ai ragazzi ha realizzato l’insegna ‘Quake’, che si trova all’ingresso del centro. I ragazzi possono partecipare anche a un corso di realizzazione di giochi da tavolo, a dodgeball, a dimostrazioni di scherma antica, a basket e tennis. In estate, invece, si organizzano gite alla fattoria didattica, al maneggio, al mare, in piscina, al planetario, al museo Tamo, tornei di calcio e di pet therapy. Al Quake si svolge anche attività di doposcuola. Due educatrici ogni giorno aiutano i ragazzi a fare i compiti, aiuto senza il quale farebbero molta fatica. Occorre sottolineare che per lavorare al meglio su questo fronte, collaboriamo costantemente con le scuole. Come coordinatore che sta a stretto contatto con decine di giovani, ogni giorno, ho potuto constatare che ci sono stati numerosi cambiamenti nei comportamenti degli adolescenti. Reputo che i disagi che presentavano i ragazzi quando sono arrivato nel 2009, non siano simili a quelli che vivono i giovani oggi: sono aumentate le minacce di suicidio e i comportamenti autolesivi, i disturbi del comportamento alimentare, i conflitti fra genitori e figli, i ragazzi che hanno deciso di ritirarsi dalla scuola e dalla vita sociale”.
Difficile spiegare in poche righe cosa ci sia alla base di questa sofferenza psichica: “Il disagio adolescenziale dipende essenzialmente dall’assenza di prospettive future. Il dolore deriva dalla sensazione di non poter realizzare i propri ‘sogni’ o le proprie aspirazioni, mentre spesso capita che l’amico/a ci riesce e questo è un colpo tremendo. Infine, ho purtroppo notato che un problema ricorrente risiede nel fatto che la maggior parte dei genitori non conosce realmente i propri figli. Non ci si ferma ad osservarli nella loro quotidianità, a guardarli negli occhi; si va sempre di fretta e si dà peso a troppi aspetti superficiali, meno interiori come la scuola, il disordine, il rispondere male e magari loro nel frattempo soffrono, anche se apparentemente non lo danno a vedere. Se un genitore non sa chi è realmente suo figlio dentro casa, non lo saprà certamente nel web, ad esempio, uno spazio ancora più lontano che crea un profondo gap tra genitori e figli”.