Ibtissem Beldi, mediatrice: «Mi appaga aiutare chi lascia la propria Terra»

Ibtissem Beldi ha lasciato l’Algeria per studiare. Una notte, davanti alla fermata dell’autobus che l’avrebbe condotta all’aeroporto per un volo diretto in Italia, ha salutato in lacrime sua mamma. Le aveva promesso di tornare, se non avesse trovato un lavoro. Oggi, a 31 anni, Ibtissem è una mediatrice culturale della cooperativa Terra Mia e collabora con la Casa delle Culture di Ravenna. Dopo un master conseguito all’Università di Bergamo e diversi trasferimenti, finalmente ha trovato un posto in cui vivere stabilmente: «Andare via di casa è stata una delle esperienze più difficili. Quando mi chiamò la vice presidentessa dell’Università Setif 2, Abdellatif Naouel Mami, dicendomi di aver scelto me per rappresentare l’Università algerina in un progetto di scambio con l’Università di Bergamo, non riuscivo quasi a crederci», racconta. Così la partenza e dopo un anno la laurea in relazioni internazionali, nello specifico in prevenzione e contrasto alla radicalizzazione e per la politica dell’integrazione e della sicurezza internazionale. La sua tesi approfondiva, in particolare, l’influenza che hanno i mass media sull’opinione pubblica prendendo come casi di studio le emittenti americane della BBC e CNN e il loro modo di comunicare gli atti terroristici: «I giornali e i mezzi di comunicazione in generale hanno un grande potere: riescono a far cambiare il modo di pensare e così di vivere delle persone. Influenzano le culture e l’economica. Ci sono tantissimi pregiudizi legati al mio Paese, in particolare alla mia religione e al concetto di“radicalizzazione. Nella mia tesi ho cercato di “smontare” questi preconcetti, spesso diffusi dai media occidentali».

Nell’ottobre del 2021, Ibtissem arriva a Ravenna, dove vive a casa di un’amica. L’inserimento, in principio, non è stato facile. Parlava poco l’italiano, non riusciva a farsi capire e non aveva un lavoro: «È stato molto complicato cercare un alloggio, ricordo ancora quando mi fu negata una camera dopo che la proprietaria aveva visto il velo sul mio passaporto. Oggi è un ricordo che mi fa sorridere. In quel periodo, però, lo sconforto era tanto». aggiunge. Dopo pochi mesi l’incontro fortunato con Simona Ciobanu, referente della cooperativa Terra Mia: «Simona ha ascoltato la mia storia e mi ha aperto le braccia. Grazie a lei ho iniziato a collaborare come mediatrice linguistica alla Casa delle Culture. È un lavoro che mi appaga tanto, perché posso aiutare persone che come me hanno lasciato la propria terra».

Generalmente sono di due tipi le persone che Ibtissem riceve allo sportello. Da una parte gli immigrati, che vivono in Italia da molto tempo, ma che a causa dei continui cambiamenti normativi, devono di volta in volta aggiornare i loro documenti. Il mediatore, in questo caso, affianca l’utente nello svolgimento delle procedure telematiche per presentare pratiche e nuove domande. Poi ci sono quelli appena arrivati in Italia, che magari non conoscono l’italiano e quindi necessitano di un’assistenza nella loro lingua madre. In questo caso la comunicazione diventa più difficile e il lavoro più complicato, perché si tratta di persone che non conoscono certe prassi, magari non presenti o gestiste in modo diverso nei loro Paesi d’origine: «Capisco abbastanza bene le loro reazioni di sconforto o smarrimento davanti a certe applicazioni o procedure, è la stessa che avevo io quando mi sono trasferita. I miei colleghi sono persone meravigliose, con un alto grado di empatia e professionalità. Hanno saputo aiutarmi e ogni giorno continuano a impegnarsi per fare in modo che quanti più utenti possibili lascino i nostri uffici contenti e con le idee più chiare»-

L’ultima volta che è tornata in Algeria, Ibtissem è stata felice: «Ero a casa, nella mia famiglia. Avevo però anche tanta nostalgia dell’Italia. Una volta rientrata a Ravenna, in stazione la mia amica Laura mi disse “Benvenuta a casa, casa dolce casa“. Aveva ragione. Oggi l’Italia è la mia nuova casa, ma continuo a lavorare per “creare un ponte” tra le mie due case, per fare in modo che si conoscano e che traggano beneficio l’una dall’altra».

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