Festa della Lingua Madre, Zain Ul: «Parlando l’urdu posso aiutare i pakistani che arrivano in Italia»

È stata una giornata di condivisione per chi ha partecipato all’iniziativa organizzata, ieri 25 febbraio, dalla cooperativa sociale Terra Mia, in occasione della Giornata internazionale della Lingua Madre, ricorsa il 21 febbraio (la giornata si inserisce all’interno del programma della Settimana contro il razzismo). Al mattino, giochi da tavola per adulti e bambini hanno animato la Casa delle Culture. Tra questi, il pente grammai (romani), la tabula in pelle (romani), il senet (egizi), il pachisi (India), il naukhadi (India), il moksha patan (India e Sud Est asiatico), il Tafl (Vikinghi), il Surakarta (Indonesia), il bag bandi (Sri Lanka), il tuga shadara (Tuva), il bagh chal (Nepal), il lenchoa (Thailandia), il tapatan (Filippine), l’aseb (sumeri?/egizi), il gulugulfe (Mozambico), il sudoku kids (Giappone), il puluc (maya).

Nel pomeriggio, poi, l’incontro con il giornalista e scrittore Tahar Lamri ha trovato l’interesse di un pubblico più adulto, dove si è dialogato insieme, letto racconti e parti di testi in lingua madre.

«Ognuno di noi parla la lingua del posto in cui è nato e che quindi lo rappresenta. Per questo è importante non dimenticarsene, anche quando si sceglie o si è costretti a lasciare il proprio Paese – spiega Zain Ul Abideen, mediatore pakistano di Terra Mia -. Con il linguaggio comunichiamo le nostre emozioni e riveliamo agli altri chi siamo, da dove veniamo e così anche la nostra cultura. Nel 2017, dopo un lungo viaggio in mare con altre 90 persone, sono arrivato prima in Libia e poi in Italia. A Ravenna, ho frequentato la scuola di lingua italiana e iniziato a lavorare come mediatore e per alcune associazioni del territorio. Imparare una lingua molto diversa dalla tua, non è facile, ma sicuramente è utilissimo perché ti permette di inserirti nel contesto sociale e lavorativo di una città. Conosco tanti pakistani, che vivono da anni a Ravenna ma non parlano l’italiano. È uno status limitante, ti “obbliga” a vivere solo all’interno della tua comunità, senza la possibilità di approfondire nuove conoscenze». La lingua nazionale di Zain Ul è l’urdu. Continua a parlarlo con i suoi cari e sua moglie, che si trova ancora in Pakistan e con la quale ha chiesto il ricongiungimento familiare. Lo parla anche da mediatore, per aiutare i suoi conterranei nello svolgimento delle pratiche burocratiche o i bambini stranieri che frequentano la scuola italiana.

«Mi piace fare il mediatore perché ho la possibilità di conoscere tante persone e di aiutarle muovendo i primi passi in una paese che non è il loro. Ho aiutato alcuni minori nell’inserimento scolastico, traducendo loro quanto dicevano le maestre e i compagni in classe. Attraverso la figura del mediatore, questi bambini hanno anche potuto parlare e raccontare parte della loro vita e delle loro origini. Mi ha emozionato molto vederli sorridere perché finalmente riuscivano a comunicare con i loro coetanei», conclude Abideen.