«Da Ravenna la nostra battaglia contro sfruttamento lavorativo e caporalato»

«Le persone straniere potenzialmente a rischio di sfruttamento lavorativo sono in aumento. E senza un’attività di formazione e sensibilizzazione di questi lavoratori, è quasi impossibile far capire loro che i diritti, in Italia, sono altri. Bisogna, insomma, elevare la cultura del diritto del lavoro in Italia». Laura Mazzesi della Flai-Cgil sarà venerdì 3 giugno al Festival delle Culture di Ravenna insieme a Paolo Fasano del Comune, per presentare il protocollo da poco sottoscritto da vari soggetti, per il contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato. Durante la mattinata in programma dalle 9 all’Almagià «I Centri interculturali protagonisti delle politiche di inclusione in Emilia-Romagna», infatti, si parlerà di un tema che è ormai attualissimo. A parlarne, per il sindacato, è Marco Rinaldi: «Coordino, per Flai-Cgil Emilia Romagna, il progetto Diagrammi Nord finanziato dal Fami, un progetto che coinvolge vari partner (Flai Cgil, Oim, Terra, Adir, Agci) nelle regioni dal Piemonte al Lazio e che mira a combattere lo sfruttamento lavorativo in agricoltura. Il Comune di Ravenna è già impegnato nel progetto “Oltre la strada” che oltre allo sfruttamento sessuale, sta lavorando da tempo anche su quello lavorativo. Abbiamo pensato, così, di creare a Ravenna un punto di raccordo per fare rete e coinvolgere sempre più soggetti: è successo con i partner del progetto Sipla Nord (Cidas e Farsi Prossimo Ravenna), il Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Bologna e la cooperativa Terra Mia, per fare qualche esempio, ma speriamo possa succedere anche con le imprese, l’Inps, la Prefettura, la Procura, l’Ispettorato del lavoro».


Oltre a far prendere coscienza ai lavoratori, intercettandoli magari nei progetti Cas o Sai, l’obiettivo è riuscire a rispondere ai bisogni che nascono quando un lavoratore denuncia il suo sfruttatore: «Ci sono vari rischi correlati, come per esempio la perdita dell’alloggio, quando questo è fornito dal datore di lavoro, o il rischio di finire in altre reti di sfruttamento mentre si è alla ricerca di impiego regolare».

Marco Rinaldi


In ogni caso, per Rinaldi le denunce sono ancora troppo poche: «Il motivo è che nel caso del lavoro, è lo sfruttato che cerca lo sfruttatore per poter trovare lavoro e una volta instaurato con lui un rapporto, lo scambio di prestazioni fa sì che si resti imbrigliati in un meccanismo dal quale è difficile uscire, anche se lo stipendio è basso e anche se il trattamento è, a volte, ai limiti della violenza».


Il 3 giugno il protocollo e la relativa rete territoriale verranno presentate come esempio di buona pratica: «Lo stiamo già mettendo in atto, per esempio con due laboratori di rafforzamento delle competenze ed approfondimenti su come prendere in carico congiuntamente i lavoratori quando denunciano. Presto coinvolgeremo le imprese agricole e le istituzioni locali».