Cittadinanza Onlus è un’associazione nata a Rimini nel 1999 per sostenere progetti di sensibilizzazione sulla salute mentale in Paesi a basso reddito, fornire aiuti e supporto sanitario dove questo tipo di condizione è spesso sottovalutata e trascurata, con conseguenze molto pesanti sul diritto alla salute di milioni di persone. Grazie al contributo della Regione Emilia Romagna, prende così forma il Progetto Access, a cui partecipano due psichiatre dell’Ausl Romagna, la dottoressa Monica Pacetti e la dottoressa Simona Di Marco, inviate in Etiopia, a Wolisso, presso l’ospedale di Saint Luke, assieme al presidente dell’Associazione Alessandro Latini.
«L’obiettivo era quello di analizzare i bisogni dei malati, condividere l’analisi clinica dei pazienti in carico all’ambulatorio di salute mentale, fornire il nostro contributo e la nostra esperienza per aiutare i colleghi etiopi», spiega la Dott.ssa Pacetti.
La missione è durata dal 21 maggio al 3 giugno 2023, con dieci giorni di ambulatorio. C’è stato anche il tempo per visitare le periferie, incontrando la popolazione che vive nelle zone rurali e che, nonostante la povertà, non rinuncia all’accoglienza e alla solidarietà.
«La patologia più diffusa tra i pazienti dell’ambulatorio di salute mentale è l’epilessia, condizione neurologica che affligge molti bambini, spesso associata a malnutrizione. Cittadinanza Onlus svolge in queste zone un importante lavoro d’informazione sulle cause della malattia e la possibilità di ricevere assistenza medica. Il lavoro di sensibilizzazione è molto importante per contrastare fenomeni di superstizione e “stigma” che colpiscono chi soffre di epilessia, circostanze talvolta collegate a cause eziologiche, spiegazioni locali come il malocchio o altre forme di maledizione. E’interessante notare come, in una organizzazione sociale dove fortissima è l’identificazione dell’individuo con la comunità, non si manifestano disturbi della personalità», prosegue la dottoressa Pacetti.
Una situazione molto preoccupante è quella femminile. La donna è schiacciata, completamente sottomessa e vittima di violenze. Tra gli uomini è piuttosto diffuso l’alcolismo e questo fa sì che, molto spesso, le mogli subiscano maltrattamenti da parte dei mariti violenti.
«Tra le donne purtroppo c’è un alto tasso di suicidi. In dieci giorni abbiamo assistito a sette tentativi e un suicidio effettivo, tutti condotti tramite pesticidi utilizzati per i lavori nei campi. Lo stato favorisce la migrazione delle donne verso i paesi arabi, dove sono impiegate come domestiche presso famiglie benestanti. Alcune si servono di vie non ufficiali per uscire dal paese e possono finire in situazioni pericolose. Molte restano comunque in condizioni precarie al termine di queste esperienze, perché non maturano liquidazioni, pensioni e non riescono a mettere da parte denaro a sufficienza per vivere bene», dichiara la dottoressa Pacetti.
Per quanto riguarda l’ambulatorio ospedaliero che ha in carico la salute mentale a Wolisso, la gestione è affidata a due infermieri specializzati, uno psicologo e un tirocinante. Gli infermieri sono motivati e competenti, stabiliscono in autonomia sia le diagnosi che le terapie. Per loro i problemi più importanti sono la reperibilità dei farmaci e la difficoltà di monitorare i pazienti dopo la prima visita. Infatti, molte persone faticano a recarsi con continuità in ambulatorio, dovendo perdere la giornata di lavoro nei campi e pagarsi il trasporto. Gli infermieri si occupano di tutti i pazienti che arrivano, senza una programmazione delle visite.
«In ambulatorio arriva una grande varietà di persone – dice Pacetti -. Alcune sono sotto effetto di Khat, che è una pianta la cui masticazione delle foglie produce allucinazioni, stati di agitazione, paranoia e astinenza. Viene utilizzata perché dà energia e toglie il senso di fame. Molti si rivolgono in prima battuta alla chiesa, ai guaritori tradizionali e, solo quando capiscono di non ottenere benefici, si recano in ambulatorio. La religione ha un ruolo molto importante nella loro vita. Prevalgono i cristiani ortodossi, i mussulmani rappresentano un terzo della popolazione etiope, anche se sono più concentrati in altre aree del paese, invece i cattolici sono una minoranza».
L’ospedale di Wolisso è nel complesso ben strutturato, con anche una sezione che si occupa di malnutrizione e un’integrazione consolidata tra i reparti.
«Due sono gli aspetti che mi hanno colpito di più – dice la dottoressa Simona Di Marco -. Il fatto che nell’ambulatorio di salute mentale gli infermieri e lo psicologo riescano a portare avanti tutto il lavoro senza la presenza di un medico. Danno prova di sapere potenziare al massimo le risorse che hanno a disposizione e questa è una cosa degna di grande stima. Sono rimasta sorpresa da tutte le attività che porta avanti Cittadinanza Onlus, anche quelle dedicate ai bambini con paralisi celebrare infantile, che gli operatori seguono da vicino grazie a un lavoro di gruppo organizzato».
Le due psichiatre affermano di essersi trovate molto bene con i colleghi etiopi, sono tuttora in contatto per dare continuità al lavoro svolto e l’associazione sta già programmando per i prossimi mesi una seconda missione.