
Si chiama Angela Lopez, in arte La Limeña, e viene dal Perù. E’ arrivata in Italia 30 anni fa con una valigia piena di sogni e speranze. Quando parte lascia una famiglia a cui è molto legata, ma in quel momento il suo Paese non è in grado di garantirle un futuro a causa della situazione politica incerta. Raggiunge una parente che abita a Ravenna e lì, con la voglia di fare dei suoi diciotto anni d’età, comincia a progettare la sua vita. Inizia a lavorare nella ristorazione e s’iscrive a una scuola serale per diventare ragioniera. Una volta ottenuto il diploma, lavora come impiegata amministrativa. Ora sente che è giunto il momento di tentare una nuova strada.

Angela, può raccontare che progetti ha per i prossimi anni?
«Mi è sempre piaciuto cucinare e cucino spesso a casa, anche per amici. Da poco ho aperto una pagina su Instagram dove spiego come si preparano alcuni piatti del mio paese: https://www.instagram.com/la_limegna». La gente sta cominciando a scrivermi per chiedere informazioni, perché è incuriosita dalla cucina peruviana. Sto pensando a un progetto di cucina alternativo, come un home restaurant, oppure vorrei fare la cuoca a domicilio. Mi piace l’idea di andare a cucinare a casa delle persone e portare anche gli accessori, come la tovaglia e la musica del mio paese. Per me è come diffondere la mia cultura».
Che tradizione culinaria ha il Perù?
«Nel mio paese la cucina è un valore molto importante. E’ tradizione. I ragazzi non sognano di diventare calciatori ma cuochi. Il cibo non è solo nello stomaco ma anche nelle nostre vene. Dietro i piatti ci sono storie, tradizioni e a volte sofferenza. Infatti, la cucina peruviana è un mix di sapori che provengono anche da altri popoli. Per esempio, quando siamo stati conquistati dagli spagnoli, visto che c’era bisogno di manodopera, sono stati importati nel paese degli schiavi africani. E assieme a loro è arrivata anche la cucina. Los Anticuchos sono spiedini di carne fatti con il cuore di bovino e hanno appunto un’origine africana. Quando abbiamo ottenuto l’indipendenza dagli spagnoli, gli immigrati cinesi hanno preso il posto degli africani. El arroz chaufa è un piatto tipico peruviano che assomiglia molto al riso alla cantonese».
Il Perù è uno stato molto vasto, con molti piatti tipici a seconda della zona. C’è un tipo di cucina da cui vorrebbe partire o una ricetta a cui è affezionata?
«Vorrei iniziare con la cucina tipica della mia zona: Lima, la costa e poi ampliare piano piano. I piatti possono essere El lomo saltado (carne di manzo unita a cipolla, pomodori e accompagnata da riso), La papa rellena (patata ripiena di carne, cipolla, olive e pomodoro), El arroz con pollo verde, dove il riso prende un colore verde grazie al coriandolo. El Ceviche è una pietanza che mi ricorda tanto mia nonna, lo cucinava sempre e ci sono affezionata. Si tratta di pesce crudo marinato con lime, zenzero, coriandolo e cipolla fresca. Questo è un piatto che cucinavano i giapponesi quando sono arrivati in Perù. El Tamal, invece, è il cibo della colazione che si fa di solito la domenica, quando la famiglia è riunita. E’ formato da un involtino di mais tritato, aromatizzato con spezie e all’interno carne unita all’uovo. Viene avvolto in una foglia di banana e accompagnato da diverse creme. Ci vuole tempo per prepararlo e viene cucinato quando le persone sono a casa dal lavoro».
Per l’accompagnamento al cibo, come bevande o musica, cosa propone?
In Perù non beviamo vino, ma abbiamo molte bevande alla frutta, fatte con il frutto della passione, la papaya etc… E’ invece molto diffusa la birra. Tipica è la Chicha Morada, una bibita fatta con un tipo di mais di colore viola scuro. Come musica mi viene in mente quella Criolla che ha avuto una contaminazione africana. C’è uno strumento tipico a percussione, formato da una caja (cassa di legno), su cui le persone si siedono e battono le mani. Spesso viene suonata assieme alla chitarra».
Angela, le capita di tornare in Perù? Cosa le manca del suo Paese?
«Ritorno circa ogni tre anni. Mi mancano la mia famiglia, gli odori, i colori e la gente. Però, dopo due settimane che sono là, ho voglia di tornare in Italia, perché la mia vita è qui. All’inizio, quando sono arrivata, non è stato tutto semplice, provenivo da una metropoli come Lima, di 24 milioni di abitanti e sono finita in una cittadina di 150.000 persone. Adesso sono felice e con questo progetto divulgativo di cucina e cultura peruviana voglio farvi conoscere tutta la bellezza del mio paese».