Oggi pubblichiamo la terza e ultima puntata della storia che Adnan Nasar, pachistano, 18 anni, ci ha raccontato la «sua» rotta balcanica. Ci sono i sorrisi, la fatica, le lacrime, la paura e la fine di un viaggio durato mesi, mesi, mesi per raggiungere l’Italia.
La Slovenia l’abbiamo raggiunta e camminata tutta sulle montagne, prevalentemente di notte per non farci vedere. Se sapevamo di incontrare un paese o una città, tagliavamo per evitarli. Gli zaini erano pesantissimi, perché sapevamo che senza cibo a sufficienza, non avremmo superato la prova. Ricordo che quando abbiamo messo piede in Slovenia, abbiamo ringraziato Dio. Poi ci siamo fermati un giorno e una notte: eravamo stanchi, alcuni di noi erano malati, eravamo sporchi e con poche forze. Ma l’uomo è più grande delle difficoltà, con la forza di volontà riesce a fare tutto. L’Italia era vicina, abbiamo allora deciso di prendercela con calma, per non commettere errori, per non rischiare che ci fermassero proprio adesso. In fondo, ci sentivamo già arrivati, la motivazione non ci mancava. Mi scappa ancora da ridere pensando che, dopo tutto quel viaggio, quando mancava solo un chilometro a Trieste abbiamo incontrato un maiale e io ho avuto una paura incredibile mentre grugniva. Mica potevo urlare, dovevo stare in silenzio per evitare che ci sentissero, non potevo rischiare a così pochi passi dalla meta.
Di Trieste dall’altro ricordo le luci, la bellezza. Quando siamo entrati in città abbiamo festeggiato mangiando dolci e bevendo Red Bull. Erano le tre di notte, eravamo sporchi e bagnati. Siamo subito partiti per Torino con un bus, poi a Torino ci siamo abbracciati, le nostre strade stavamo per dividersi, perché alcuni volevano raggiungere la Francia. Io sono andato a Bologna, poi ho preso un treno per Ravenna. I miei pensieri erano rotti, i miei capelli lunghi, la mia faccia spaventata. Questa avventura mi ha insegnato tante cose. Che la vita è come un fiore di cui è difficile sentire il profumo. Che è importante mantenere alta la propria intenzione, non importa quanto sia difficile la destinazione. Che alcuni hanno già trovato la loro strada, mentre io la sto ancora cercando.