Pronti a ballare? Questa sera alle 20, il Cisim di Lido Adriano si trasforma in un vero locale brasiliano, dove si potrà scegliere se danzare accompagnati dalla musica dal vivo del gruppo Forrò Adriatico e dalla ballerina Elena Gattei, cantare in coro con l’artista Annalisa Penso o imparare i ritmi tradizionali del nord-est del Brasile a suon di percussioni e zabumba, insieme al musicista Enrico Errani.
Comincia così a soffiare aria di Festival delle Culture con questo primo workshop che avvicinerà i partecipanti alle musiche e ai balli brasiliani.
A spiegarci cos’è il Forrò sono Annalisa Penso, Stefano Franceschelli ed Enrico Errano, membri del gruppo Forrò Adriatico, tra i protagonisti della serata.
Stasera proponete un evento che racchiude diversi tipi di balli, musiche e canti: da dove nasce l’idea e a quali culture si ispira?
«L’idea è nata durante un laboratorio di Officina del Ritmo di Marco Zanotti proprio sul Forrò e focalizzato, in particolare, sulla parte percussiva. Abbiamo trovato interessante l’ipotesi di immaginare un evento in cui si potessero vedere meglio anche la danza e il canto. Ci ha colpito la ricchezza dell’esperienza, sono musiche molto coinvolgenti e la presenza della fisarmonica e del canto rendono il tutto simile ad una lezione-concerto».
Cos’è il Forrò?
«È un genere musicale del nord-est del Brasile, che si è definito in modo più preciso a partire dagli anni ’40 con Luis Gonzaga. Gli strumenti utilizzati per suonarlo sono triangolo, zabumba (tamburo tradizionale che viene suonato in piedi, legato con una cinghia al corpo del percussionista, dotato di due pelli: quella superiore si suona con un battente e quella inferiore con una bacchetta), sanfona (fisarmonica) ed è sempre presente la voce. Nella parte percussiva si sente la radice africana del ritmo, mentre la parte melodica è più vicina alla musica europea: nasce per accompagnare la danza. Attualmente è ancora molto ballato in Brasile, dove ci sono sale da ballo destinate esclusivamente a questo genere».
Quando nacque questa danza, cosa si voleva comunicava?
«Il Forrò era una danza di coppia, ritmata e sensuale, dove i corpi si muovevano a distanza ravvicinata e pertanto era una danza di seduzione. Questo è rimasto anche nel Forrò contemporaneo».
Ravenna è una città aperta alle diverse culture o c’è ancora molto da fare, secondo voi?
«Crediamo che Ravenna sia una città aperta, ma anche che ci sia ancora moltissimo da fare. Da questo punto di vista il Festival delle Culture è importantissimo e ci piacerebbe che attività di questo tipo fossero frequenti e diffuse per poter creare un’abitudine a ciò che è diverso e maggior amore per le altre realtà. Questa iniziativa nasce, infatti, dal desiderio di creare un’occasione di sano divertimento che però possa anche stimolare la curiosità verso altre usanze e tradizioni»
Per partecipare al workshop, prenotazione al 3334740514 o scrivendo a takadum@takadum.it