Quale è lo stato di salute dei cittadini stranieri che vivono in Emilia-Romagna? Quale tipo di accesso ai servizi socio-sanitari esprimono? A scattare una fotografia è la pubblicazione «Cittadini stranieri in Emilia-Romagna. Salute e servizi sanitari. Anno 2024» a cura dell’Osservatorio sul fenomeno migratorio della Regione Emilia-Romagna. Un report che risponde a molte domande, partendo da questo assunto: «Se è vero che i cittadini stranieri immigrati tendono a presentare, nei primi tempi dal loro arrivo nel paese ospitante, condizioni di salute migliori rispetto a quelle della popolazione nativa del paese, è altrettanto vero che sono soggetti maggiormente a rischio di esclusione sociale e povertà, tutti fattori che possono impattare negativamente sulla salute delle persone. A causa di condizioni di lavoro e socio-economiche tendenzialmente meno favorevoli, gli stranieri immigrati tendono assai presto a perdere il vantaggio iniziale che li caratterizza nel primo periodo dopo l’arrivo».

Il rapporto non considera solo il fatto che la condizione di salute costituisca un pilastro fondamentale del benessere individuale e della qualità della vita delle persone. Nel caso delle popolazioni immigrate, infatti, rappresenta anche uno dei più rilevanti indicatori del grado di integrazione nel paese di arrivo.
Per quanto riguarda i programmi di screening oncologici, la percentuale di adesione all’invito nella popolazione migrante è più bassa che in quella non migrante: si parla di 49% contro il 66% nel caso dello screening alla cervice uterina, del 53% contro il 74% nel caso dello screening mammografico, del 30% contro il 47% nel caso dello screening al colon retto.
Per quanto riguarda la quota percentuale degli stranieri sul totale degli accessi al pronto soccorso, il dato nel 2022 si attesta al 15,5%, in lieve aumento rispetto a quello dei cinque anni precedenti, attorno al 14%, e comunque superiore alla prevalenza di cittadini non italiani residenti in regione (che si attesta sul 12% circa). La maggior parte degli stranieri e degli italiani si reca al pronto soccorso per decisione propria (75,2% degli accessi di stranieri e 68,8% degli italiani) o per ricorso al 118 (17,3% degli accessi di stranieri e 22,0% degli italiani). Se si prende in esame il livello di gravità dell’accesso al pronto soccorso, si può osservare che gli stranieri presentano una percentuale più elevata rispetto agli italiani di accessi non urgenti o in urgenza minore, pari al 62,1% a fronte del 56,1% rilevato per gli italiani. Negli accessi in urgenza differibile il peso inizia ad essere lievemente maggiore per le persone con cittadinanza italiana (23,5% verso 19,9%). Probabilmente anche a causa della più giovane età anagrafica degli stranieri, dai dati emerge una minor quota di accessi di questi ultimi rispetto agli italiani come pazienti in urgenza indifferibile (8,4% verso 13,4%) e in emergenza (0,6% per gli stranieri rispetto a 1,4% degli italiani).
Per quanto riguarda la salute sessuale e riproduttiva delle donne in Emilia-Romagna, nel periodo 2012-2022 il calo del tasso di fecondità regionale è dovuto quasi esclusivamente alla riduzione delle scelte riproduttive delle cittadine straniere il cui comportamento tende ad avvicinarsi a quello delle italiane. Le madri straniere hanno mediamente una età al parto inferiore rispetto alle italiane (30 anni contro 33 anni); le madri più giovani sono quelle provenienti dall’Europa centro-orientale (29 anni). Rispetto alle italiane, le madri straniere hanno una maggiore probabilità di utilizzare in modo inappropriato i servizi assistenziali in gravidanza, ossia di avere un numero totale di visite inferiore a 4 e di eseguire una prima visita tardivamente (dopo le undici settimane di gestazione), ostacolando l’offerta di screening prenatali e la precoce identificazione di condizioni devianti dalla fisiologia.